Incontro con il re del bosco: il cervo (felice) con una recinzione impigliata nelle corna
Sapevi che i cervi maschi, durante la stagione degli amori, possono impreziosire i loro palchi con “abbellimenti” raccolti in natura? Felci, arbusti e, a volte, anche qualche elemento inaspettato possono contribuire a renderli ancora più imponenti agli occhi delle femmine e dei rivali. Così è accaduto a questo cervo avvistato nelle antiche foreste inglesi, che con la sua “corona” fuori dal comune ci racconta di un affascinante (e precario) equilibrio tra la natura e la presenza umana
di Filippo BocchiniNelle antiche foreste delle Quantock Hills, una catena di colline situate nel Somerset (contea nel sud- ovest dell’Inghilterra), Paul Wilson, appassionato osservatore della fauna locale, ha vissuto un incontro straordinario. Durante una mattina d’autunno, l’uomo ha improvvisamente notato un bellissimo cervo, uno dei più grandi e maestosi che avesse mai visto. Non era però solo molto affascinante: quel cervo aveva qualcosa fuori dal normale…
Paul Wilson è rimasto a bocca aperta: ma certo! Aveva un lungo filo verde di recinzione intrecciato tra i suoi palchi (così vengono chiamate le corna dei cervi), un ornamento del tutto insolito che rendeva l’animale ancora più particolare.
Nonostante la recinzione attorcigliata, il cervo si muoveva con eleganza, circondato da oltre venti femmine che sembravano seguirlo come un vero e proprio “re” del bosco.
Paul Wilson, incredulo per quanto visto, racconta come l’esemplare fosse disinvolto e completamente a suo agio in quella situazione, spiegando che “le immagini potrebbero sembrare preoccupanti”, ma in realtà “il filo non sembra dargli fastidio. Il cervo si muove bene, mangia senza difficoltà e gode di buona salute.” Per Wilson, il cervo incarnava la vera essenza della natura selvaggia: un animale fiero e in equilibrio perfetto con l’ambiente “contaminato” dall’uomo, tanto da fare sembrare quel filo di recinzione un accessorio parte della sua imponente figura.
Nessun fastidio, nessun segno di insofferenza per quel lungo filo tra i suoi palchi.
Ma quale spiegazione c’è dietro un simile comportamento?
Durante la stagione degli amori i cervi maschi, mossi da un istinto primordiale, cercano di rendere i loro palchi ancora più impressionanti, sfregandoli tra felci, arbusti e rami; un gesto che lascia pezzi di vegetazione aggrovigliati tra le ramificazioni dei palchi e li rende ancora più voluminosi e selvaggi. Più grande e complesso è il palco, infatti, maggiore è il fascino che esercita sulle femmine e il rispetto che incute nei rivali.
Si tratta di un rituale naturale di pura esibizione, con cui ogni cervo mostra i suoi palchi come una corona, segno di forza e maturità sessuale.
I palchi, spesso confusi con le corna, sono in realtà strutture ossee uniche dei cervi e dei caprioli. Diversamente dalle corna, che sono presenti sia nei maschi sia nelle femmine di alcuni animali, i palchi sono infatti riservati ai cervi maschi e ricrescono ogni anno.
Ogni primavera, iniziano a svilupparsi come teneri germogli, rivestiti da uno strato vellutato che li nutre e protegge. Quando la crescita si completa, il cervo si libera del velluto sfregandolo contro alberi e arbusti, rivelando i palchi nella loro forma definitiva: forti, ramificati e pronti per essere mostrati nella stagione degli amori.
In questa fase di competizione, i palchi diventano anche strumenti di confronto fisico: i cervi maschi si sfidano in duelli spettacolari, scontrando le loro strutture ramificate in un’intensa dimostrazione di forza. I duelli possono essere anche piuttosto violenti, ma poiché il contatto avviene solo tra i palchi, non sono mai mortali: questi che fungono da ammortizzatori che evitano danni al cranio dei contendenti, lasciandoli liberi di ritirarsi, se sconfitti.
Ogni combattimento contribuisce a definire chi è il maschio dominante e conferma il prestigio di chi porta i palchi più imponenti.
Il questo contesto, il cervo delle Quantock Hills, con la sua insolita “corona” di recinzione verde, è l’espressione di un equilibrio perfetto, quanto precario, fra la natura e la presenza umana. Un simbolo della bellezza selvaggia e della resilienza che caratterizza questi maestosi abitanti del bosco.
Foto: IPA
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