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FIP nei gatti: una speranza di cura grazie a un farmaco contro il COVID-19

La FIP è una malattia grave e spesso letale che colpisce i gatti. La buona notizia? Oggi c’è una possibilità concreta di cura, grazie alla recente autorizzazione all’uso del Remdesivir, un farmaco ad uso umano impiegato contro il COVID-19.

di Chiara Soriano
Gatto che dorme

Cos’è la FIP?

Per anni, la FIP (Peritonite Infettiva Felina) è stata una diagnosi senza via d’uscita. La malattia è causata da una mutazione del coronavirus felino (FCoV), diffuso soprattutto in ambienti dove convivono molti gatti. Il FCoV si trasmette da felino a felino soprattutto per via oro-fecale. Nella maggior parte dei casi, l’infezione causa solo lievi disturbi intestinali. Tuttavia, in alcuni soggetti — soprattutto cuccioli, anziani o con sistema immunitario indenbolito — il virus può mutare e attaccare organi interni, provocando la FIP. La malattia si presenta in due forme: quella “umida”, più aggressiva e con versamento addominale o toracico, e quella “secca”, con sintomi neurologici o oculari, spesso difficili da riconoscere. Diagnosticarla è complesso, perché non esiste un test specifico: si può solo verificare se il gatto è entrato in contatto con il virus, ma non se ha sviluppato la FIP.

Il farmaco della svolta

Oggi però c’è una speranza: il Ministero della Salute, su parere favorevole dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha dato il via libera all’uso di un farmaco antivirale destinato all’uomo, il Remdesivir, anche per uso veterinario, aprendo la strada a cure regolari e legali per i gatti colpiti da FIP. Questo farmaco, già impiegato in ambito umano per trattare infezioni virali gravi, ha dimostrato un’efficacia elevatissima anche nei gatti, soprattutto se somministrato nelle prime fasi della malattia.

È una decisione che arriva in anticipo rispetto all’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo, che avverrà tra 26 mesi. Il medicinale potrà essere prescritto tramite ricetta elettronica veterinaria solo per la FIP, e dispensato secondo precise modalità previste dalla normativa italiana.

Questa deroga consente ai veterinari di curare legalmente i gatti affetti, migliorando enormemente le possibilità di sopravvivenza.

Prevenzione e buone pratiche

Non esiste ancora un vaccino contro la FIP, e la prevenzione resta l’arma principale. Alcune buone pratiche includono:

  • evitare il sovraffollamento in colonie e allevamenti;
  • pulire regolarmente lettiere e ciotole;
  • ridurre lo stress nei gatti (traslochi, convivenze forzate, ambienti rumorosi);
  • separare i cuccioli dagli adulti positivi.

Per chi gestisce colonie o rifugi, è utile monitorare regolarmente la salute dei gatti e favorire adozioni consapevoli. Il benessere psicofisico dell’animale gioca un ruolo chiave nel rafforzare le difese immunitarie.

Un’attenzione quotidiana alla salute del proprio gatto, combinata alla possibilità terapeutica offerta dal Remdesivir, rappresenta oggi un nuovo punto di partenza nella lotta alla FIP.

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