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A rischio l’utilizzo veterinario dei farmaci umani. Così sarà più difficile e costoso curare cani e gatti

Il nuovo decreto legislativo sul medicinale veterinario potrebbe modificare l’attuale disposizione in vigore, secondo cui era stata permessa una deroga nell’uso dei medicinali a uso umano negli animali non destinati alla produzione di alimenti.

di Redazione

«Chiediamo a Governo e Commissione Affari Sociali della Camera di non fare un passo indietro nella tutela della salute animale». Così la Lav, seguita da diverse altre associazioni, veterinari e tantissimi padroni di cani e gatti si appella all’Esecutivo affinché riveda le sue posizioni. 

Nel mirino c’è proprio il nuovo decreto legislativo sul medicinale veterinario. Con le sue variazioni che rischiano di vanificare i risultati ottenuti fin qui. «Tre anni fa il Parlamento ha approvato l’uso in deroga dei medicinali a uso umano negli animali non destinati alla produzione di alimenti», si legge nella nota della LAV.

«Questa positiva disposizione, che abbiamo fortemente voluto a tutela del diritto alle cure anche dei cani e dei gatti che vivono in famiglie svantaggiate e il relativo, certamente migliorabile, decreto del Ministero della Salute, che ha stabilito i casi in cui il medico veterinario può prescrivere un medicinale per uso umano tenendo conto del costo delle cure e nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione Europea, sono destinati a decadere con l’entrata in vigore del nuovo Decreto legislativo sul medicinale veterinario».  

Il che si traduce in minori possibilità di cura e maggiori costi da sostenere. Il provvedimento all’esame della Commissioni Affari Sociali della Camera, sottolineano sempre dalla LAV, «non prevede infatti la possibilità curare cani e gatti con medicinale a uso umano meno costoso di quello veterinario che abbia lo stesso principio attivo. Si tratterebbe di un grande svantaggio per gli animali che vivono con persone economicamente fragili».  

Per evitare una simile situazione è stato così chiesto al Governo e alle Commissioni competenti di «ripristinare questa possibilità e di prevedere misure che assicurino il contenimento del prezzo dei medicinali veterinari, anche generici, e una migliore visibilità e diffusione di questi ultimi».  

Anche perché inflazione in salita e relativa contrazione del potere d’acquisto degli italiani pesano già anche sugli animali. «L’impossibilità di comprare un medicinale veterinario è destinata ad avere delle ulteriori ripercussioni negative su cani e gatti e altre creature che vivono nelle famiglie più fragili. Il quadro è già molto allarmante: nel 2023, secondo i dati rilevati dell’Eurispes, il 28,5% degli intervistati ha dichiarato di rinunciare a cure o interventi chirurgi per gli animali».  

E questo succede perché, calcoli alla mano, il prezzo del medicinale veterinario è in media cinque volte più costoso di quello umano. «A partire da questa consapevolezza, che ci auguriamo orienti la politica, auspichiamo venga mantenuta la possibilità per il medico veterinario di prescrivere – in scienza e coscienza – un farmaco umano che abbia lo stesso principio attivo di quello veterinario più costoso».  

(Foto apertura: IPA)

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