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Torna a Pamplona la folle corsa dei tori: è ora di uno stop definitivo!

Anche quest’anno, durante la tradizionale festa di San Firmino, si ripete la pericolosa corsa dei tori: una manifestazione che si conclude con la morte degli animali e, troppo spesso, con alcuni partecipanti incornati o travolti dalla folla che si riversa per i vicoli della città. Nonostante le battaglie e le numerose critiche degli animalisti, questo evento continua ad essere organizzato senza limitazioni e a tingere di rosso le strade di Pamplona

di Filippo Bocchini
Apertura

Siamo in Spagna, nella città di Pamplona, dove ogni anno va in scena quella che molti definiscono una vera e propria tortura per animali: stiamo parlando della corsa dei tori della festa di San Firmino che anche quest’anno, dal 6 al 14 luglio, si svolge sotto gli occhi di cittadini e turisti e si concluderà con ogni probabilità con diversi feriti (se va bene).

La manifestazione di San Fermin ha origini molto antiche ed è conosciuta ormai in ogni parte del mondo. Tutto ha inizio il 6 luglio a mezzogiorno nella Piazza del Municipio della città dove si procede con il cosiddetto “lancio del chupinazo”: un razzo acceso da uno degli organizzatori che dà inizio all’evento e alla settimana di follia.

A partire dal giorno successivo comincia la famosa corsa dei tori (“el encierro”): si tratta di un percorso folle di circa tre minuti in cui sei tori, spinti dagli allevatori e accompagnati da alcuni buoi chiamati “cabestros”, corrono attraverso un tragitto cittadino di circa 800 metri, quasi mai modificato negli anni e ricco di insidie. Davanti a loro i corridori, persone che sfidano la sorte per un po’ di adrenalina, cercano di sfuggire alle corna degli animali lungo le strade di Pamplona spesso prive di vie di fuga. La corsa dei tori termina poi nella Plaza de Toros, dove li attende la corrida, odioso e saguinoso spettacolo di morte.

Per interno
I partecipanti a questa storica manifestazione spagnola scappano inseguiti dai tori

Negli ultimi anni, la battaglia degli attivisti e delle organizzazioni per i diritti degli animali è via via cresciuta e le richieste di abolire la corsa di San Firmin si sono moltiplicate. Le morti dei tori sono sempre di più e, nonostante le numerose misure di sicurezza (tra cui barriere e squadre di pronto intervento medico), “l’encierro” rimane estremamente rischioso, anche per le persone, che vengono incornate dagli animali o travolte dalla folla (secondo il sito ufficiale di San Fermin, dal 1910 almeno 16 corridori sono morti durante i festeggiamenti).

Nonostante tutti questi aspetti, gli organizzatori e molti partecipanti ancora oggi difendono questa manifestazione, definendola una tradizione culturale irrinunciabile e una parte integrante dell’identità storica di Pamplona e dell’intera Spagna. Anche le autorità locali e nazionali, pur riconoscendo i pericoli associati a questa celebrazione, sembrano restie a prendere provvedimenti drastici.
Le misure di tutela, benché migliorate nel tempo, non sono comunque sufficienti a garantire l’incolumità di tutti e così, ogni anno, la storia si ripete: migliaia di persone accorrono a Pamplona per assistere o partecipare all'”encierro”, mentre attivisti e critici continuano a denunciare l’evento come una barbarie senza fine.

Fino a quando si permetterà che una tradizione, per quanto radicata nel folclore, giustifichi la sofferenza di così tanti animali (e metta in pericolo anche gli uomini)? È il momento di riflettere seriamente su questo evento e di cercare alternative per celebrare la storia di Pamplona, senza più spargimenti di sangue e con maggiore sensibilità verso tutte le forme di vita.

Tutte le foto: Facebook / Pamplona Fiesta

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