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Israele, volontari al lavoro per salvare gli animali rimasti soli o feriti 

Con una serie di missioni ad alto rischio nella zona di confine, hanno recupero centinaia di animali sfuggiti ai massacri. Si lavora per aiutare cani e gatti anche nella Striscia di Gaza.

di Alessio Pagani

In mezzo all’ondata di violenza che ha colpito Israele nelle ultime due settimane si muovono diverse organizzazioni di volontari impegnate a salvare gli animali coinvolti. Sono azioni di speranza che provano a contrastare l’orrore del terrorismo. Tra questi ci sono le donne e gli uomini del gruppo riservista israeliano “Brothers in Arms”, che da giorni, senza sosta, cercano e salvano animali abbandonati dopo l’attacco di Hamas il 7 ottobre. Si sono già presi cura di 200 cani in poco più di 10 giorni (nella foto d’apertura uno dei primi interventi) secondo le informazioni dell’organizzazione. Ma nel kibbutz dove effettuano i loro salvataggi arrivano anche altri animali, come gatti, capre e pappagalli.  

In azione anche i volontari dell’associazione israeliana Let the animals live. Queste realtà mandano i loro soccorritori sui luoghi dei massacri – tutt’ora ad altissimo rischio – proprio per recuperare gli animali sopravvissuti, portarli ai loro centri di emergenza veterinaria e poi trasferirli alle cliniche o ai rifugi. Nessuno, se esiste anche la più piccola possibilità di poter essere salvato, viene lasciato indietro. E per farlo questi volontari rischiano la vita, proseguendo nella ricerca (come dimostra il video qui sotto) dei cani e gatti che ancora mancano all’appello nonostante dal cielo arrivino nuovi missili. Cani e gatti scappati ai massacri o forse uccisi nelle zone teatro dell’irruzione dei terroristi. Per ora, però, vengono considerati dispersi e per questo da soccorrere.  

Nella Striscia di Gaza, opera invece l’organizzazione “Sulala Animal Rescue”, che si occupa di accudire i randagi sul territorio e di salvare cani e gatti che hanno bisogno di cure mediche, o abbandonati, accogliendoli nel proprio rifugio. È l’unica organizzazione animalista presente.  

«Con l’escalation dei bombardamenti, numerosi cani sono arrivati al rifugio spontaneamente alla ricerca di un posto sicuro dove trovare riparo e, di fronte a questo particolare fenomeno, i volontari hanno aperto un varco nella struttura per permettere loro di entrare autonomamente», racconta la responsabile delle Relazioni internazionali di Oipa, Valentina Bagnato. «Per il momento l’associazione riesce ancora a fornire cibo e acqua, ma le scorte presto finiranno». 

Al momento è impossibile inviare aiuti materiali direttamente ed è per questo che l’Oipa ha avviato una raccolta fondi da inviare all’associazione. A oggi sono stati evacuati tutti i 120 gatti e trasferiti in un’area nella zona del Wadi Gaza e circa 50 cani, di cui 20 disabili, sono già stati spostati e messi in sicurezza in zone più vicine alle case dei volontari, nella speranza che la situazione non degeneri ulteriormente. 

(Foto d’apertura: @lettheanimalslive)

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