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10 anni dopo la liberazione di Raju, l’elefante che piangeva, dobbiamo ancora dire: “Basta animali nei circhi!”

Nel decennale del commovente salvataggio dell’elefante indiano, simbolo della lotta contro lo sfruttamento degli animali, l’Italia ancora aspetta che venga messa in atto la legge che ne vieta l’impiego negli spettacoli. La data potrebbe essere il 18 agosto e la speranza cresce, ma le associazioni animaliste vigilano con attenzione. E’ compito di tutte le istituzioni incentivare un cambiamento culturale verso il rispetto degli animali, promuovendo forme di intrattenimento etiche

di Pietro Santini
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Sono passati ormai 10 anni da quando, il 4 luglio 2014, il pachiderma è stato liberato dalle sue catene chiodate. Le lacrime versate da questo splendido esemplare al momento della liberazione sono state un incredibile esempio di “umanità” che ha commosso il mondo, trasformandolo nel simbolo della lotta contro le violenze sugli animali e il loro impiego nei circhi o come mascotte per turisti.

Raju e tutti gli operatori ricorderanno per sempre come la notte di quel 4 luglio, un minuto dopo la mezzanotte, non furono solo gli americani a festeggiare il Giorno dell’Indipendenza. Una storia, quella dell’elefante indiano, che ha avuto un lieto fine: liberato da una situazione che lo vedeva prigioniero, era stato trovato con catene e spuntoni metallici nelle zampe che gli impedivano di camminare e rendevano ogni passo un’atroce sofferenza.  

50 anni di prigionia e 26 padroni diversi che non sono stati in grado di trattarlo con rispetto, costringendolo a esibirsi nei circhi, portare sulla schiena turisti e, addirittura, sentirsi strappare i peli della coda venduti come souvenir e amuleti portafortuna. Insomma, una vita di stenti che per fortuna 10 anni fa è arrivata alle orecchie dell’associazione Wildlife SOS India, che dal 1998 opera determinata a salvare la fauna selvatica e a riportarla nel suo habitat naturale, contrastando il bracconaggio volto al traffico illegale di animali, nel rispetto delle diverse specie.  

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Ritrovata la libertà grazie all’intervento del Wildlife SOS, Raju si gode una merenda a base di frutta fresca.

Al momento della liberazione, Raju ha letteralmente pianto: dai suoi grandi occhi sono scese lacrime di gioia. Un fatto strabiliante, che ha emozionato il mondo.
“Gli elefanti sono animali maestosi e molto intelligenti. Possiamo solo immaginare cosa abbia significato per lui patire mezzo secolo di torture. Fino al nostro arrivo, non aveva mai camminato libero dai suoi ceppi.” Queste le parole di Pooja Binepal, della squadra di soccorso Wildlife SOS UK.  

Le lacrime dell’elefante sono diventate il simbolo del dolore che gli animali provano quando vivono in condizioni di sfruttamento. È stato anche questo a sensibilizzare le coscienze e a far chiedere lo stop all’utilizzo di animali nei circhi o in qualsiasi altra forma di spettacolo. Diversi gli Stati dell’Unione Europea e del mondo che hanno vietato questa pratica barbara, ma l’Italia ancora tentenna.

Nel febbraio 2023, nonostante la Legge Delega sullo spettacolo fosse stata già approvata in via definitiva nel luglio del 2022, il Senato ha infatti preso tempo: la nuova dead line sarà il 18 agosto, data entro la quale il ministro della Cultura Sangiuliano dovrà presentare il decreto attuativo della legge.
Manca poco più di un mese, la speranza è che i tempi vengano rispettati e che i circa 2.000 animali selvatici che sono ancora costretti ad esibirsi in una qualunque forma di spettacolo siano finalmente lasciati in pace.

“Il testo ci allineerebbe agli altri 50 Paesi del mondo che hanno già in vigore leggi sul tema […]. Pertanto, chiediamo al Ministro Sangiuliano di portarlo prima possibile in Consiglio dei Ministri”. Così si legge in un comunicato diffuso dalla LAV – Lega Anti Vivisezione.
La LAV porta avanti la sua battaglia dalla parte degli animali con quasi 129 mila firme raccolte, con cui gli italiani chiedono di affrancare gli animali dai circhi. 

Lo stesso Janez Lenarcic, commissario europeo per la cooperzione internazionale e gli aiuti umanitari, ha definito l’impiego e lo sfruttamento degli animali negli spettacoli una “questione di coscienza”, senza dare indirizzi definiti che aiutassero a porre fine alla questione. Ogni singolo Paese è stato lasciato libero di scegliere come comportarsi. E in Italia è scoppiata una diatriba fra le amministrazioni comunali che hanno cercato di introdurre leggi che vietassero gli animali selvaggi nei circhi, e i Tribunali Amministrativi Regionali che, in mancanza di una legge nazionale, non hanno potuto fare altro che accogliere i ricorsi dei gruppi circensi.
  

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50 anni di prigionia hanno segnato in maniera indelebile Raju, che ha dovuto abituarsi gradualmente alla nuova vita nel suo habitat naturale.

Va detto che il fenomeno dello sfruttamento degli animali nei circhi non esisterebbe se non ce ne fosse richiesta. Ora la coscienza pubblica è per fortuna molto cambiata e solo un’esigua minoranza è interessata a tali manifestazioni.
È importante sottolineare che il nostro divertimento non può essere provocato dalla sofferenza altrui, e che qualsiasi forma di intrattenimento che coinvolga la costrizione degli animali non è etico. Per far sì che il cambiamento avvenga davvero, dobbiamo promuovere alternative più sostenibili e rispettose che contribuiscano ad un cambiamento culturale, valorizzando il benessere e il rispetto di ogni essere senziente. 

Qui, il commovente video di Raju, l’elefante liberato, quando festeggiò il primo anno senza più catene chiodate nelle zampe.

 

In apertura: Anche il cielo sembra sorridere a Raju, che ora si gode le meraviglie della natura.

Tutte le foto: Facebook / Wildlife SOS

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