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La carenza di vitamina A nelle tartarughe

Uno dei principali campanelli d’allarme che indica la carenza di vitamina A è l’occhio gonfio: la tartaruga non riesce ad aprirlo e ha bisogno di terapie specifiche. Una corretta ed equilibrata alimentazione garantisce il fabbisogno di vitamina A.

di Giulia Delvecchio

La carenza di vitamina A è piuttosto rara nelle tartarughe erbivore perché gli alimenti vegetali sono molto ricchi di provitamina A. Al contrario, l’ipovitaminosi è molto frequente nelle tartarughe onnivore e carnivore in cattività perché non adeguatamente alimentate.

Con il termine vitamina A si indicano il retinolo e i retinoidi, dei composti liposolubili indispensabili per il metabolismo che hanno un effetto protettivo sugli epiteli e sono coinvolti nella funzione visiva.

La vitamina A è contenuta negli alimenti di origine animale mentre il suo precursore, il beta-carotene, è largamente diffuso negli alimenti vegetali. Gli animali, così come le persone, devono assumere tale vitamina con l’alimentazione, in quanto non sono in grado di produrla.

La causa della carenza di vitamina A nella tartaruga

Il caso più frequente di carenza di vitamina A nelle tartarughe si verifica quando nella dieta di questi animali sono presenti esclusivamente gamberetti secchi, molto graditi alle tartarughe e spesso consigliati erroneamente come dieta ideale da molti negozianti. Tale alimento è poverissimo in vitamina A, che viene degradata proprio tramite il processo di essiccamento.

Il segno clinico più evidente, che spinge il proprietario a rivolgersi al veterinario, è l’edema palpebrale; l’occhio della tartaruga appare “gonfio” e spesso è impossibilitata ad aprire uno o entrambi gli occhi. Questo accade per la presenza di una discheratosi: gli epiteli non riescono ad avere un metabolismo corretto, si desquamano più del dovuto con accumulo eccessivo di detriti. In casi di scarsa igiene dell’acqua-terrario si può avere anche infezioni con formazione di ascessi.

Un’altra manifestazione dell’ipovitaminosi A sono gli ascessi auricolari, sempre causati dalla discheratosi, con formazione di pus molto denso.

Come curare la carenza di vitamina A nella tartaruga

Per curare le conseguenze di ipovitaminosi A, il sacco congiuntivale coinvolto deve essere accuratamente ripulito dai detriti cellulari e dal materiale caseoso per poter scollare le palpebre. In presenza di un ascesso auricolare bisogna procedere al drenaggio chirurgico. La vitamina A va integrata secondo precisi dosaggi, per evitare pericolosi accumuli. Può essere somministrata sia per via iniettabile che orale.

La terapia di supporto è importante per far sì che la tartaruga riprenda a mangiare da sola in quanto nei casi estremi, trascurati l’animale, privato della vista e in sofferenza eviterà di alimentarsi lasciandosi morire di inedia.

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