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Salvano un’otaria dalla plastica: e i cuccioli cercano di proteggere l’amico dalle “grinfie” dell’uomo!

I volontari dell’Ocean Conservation Namibia pattugliano ogni giorno le spiagge alla ricerca di esemplari da soccorrere, tutti in gravi difficoltà per colpa della plastica. Durante un’operazione, hanno assistito a una scena commovente: un branco di cuccioli sono accorsi in difesa del compagno ferito, assalendo gli intrusi. Povere creature, le persone che le uccidono sono altre.

di Lorenzo Sangermano
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A pochi chilometri dalla savana, dove le jeep dei turisti si spingono alla ricerca degli animali, anche le coste della Namibia offrono la possibilità di incontri inaspettati. È il caso per esempio delle otarie, che qui si trovano a migliaia, mammiferi marini di cui l’associazione Ocean Conservation Namibia ha deciso di prendersi cura.
I loro volontari camminano, anzi corrono ogni giorno alla ricerca di esemplari in difficoltà e intervengono in loro aiuto in caso presentino ferite o, nella maggior parte dei casi, per rimuovere pezzi e fili di plastica attorcigliati sul loro corpo. Le operazioni di salvataggio sono uno spettacolo da vedere: non basta essere velocissimi per rincorrere le otarie, bisogna avere anche l’occhio allenato a riconoscere fin da lontano, e fra centinaia di animali, quelli bisognosi di cure.

E’ la plastica, qui, lo scempio più grosso. Le otarie hanno sacchetti che ostruiscono loro la gola, ingoiati perché scambiati per pesci o meduse, e non riescono a liberarsene. Hanno fascette di plastica incastrate nelle zampe, intorno alla coda. E poi pezzi di reti da cui non possono divincolarsi e anche ami conficcati, con il filo da pesca che sega loro la carne. L’associazione Ocean Conservation Namibia le salva una per una.

Durante uno di questi interventi, una mattina i volontari hanno trovato un cucciolo con un anello di plastica attorno al collo, così stretto che lo aveva ferito e che lo avrebbe soffocato non appena l’animale fosse un po’ cresciuto di stazza. Per liberarlo da quel cappio, uno dei soccorritori ha bloccato a terra l’otaria, mentre un altro tagliava l’anello con un forte paio di forbici. È in quel momento che all’improvviso si sono avvicinati rapidissimi altri quattro cuccioli, piccoli ma arrabbiatissimi e coraggiosi, decisi a difendere anche con la vita il loro amico dalle “grinfie” dell’uomo.

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Due cuccioli di otaria: uno ha intorno al collo un lungo filo di nylon arrotolato. Se non viene tagliato, lo soffocherà. Foto: Facebook / Ocean Conservation Namibia


Gli esemplari hanno circondato e attaccato i volontari, cercando in tutti i modi di allontanarli dal compagno ferito. Nonostante graffi e piccoli morsi, i soccorritori sono riusciti a completare l’operazione e a liberare il cucciolo che, appena tornato in mare, ha raggiunto il resto del branco.
Povere creature, non sanno che le persone che le uccidono sono altre.

Questa commovente vicenda è solo una delle tante operazioni condotte dalla Ocean Conservation Namibia. Fondata nel 2013 da Naude Dreye e da sua moglie, l’organizzazione ha salvato migliaia di animali marini in difficoltà, impegnandosi nella protezione dell’ecosistema marino e nella sensibilizzazione sull’inquinamento da plastica. Attraverso un lavoro costante, il team di volontari monitora le spiagge rispondendo ai casi di emergenza e intervenendo per liberare gli animali intrappolati nei rifiuti gettati dall’uomo in mare, che non si sciolgono mai.

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I volontari adocchiano gli esemplari da aiutare da lontano, poi li raggiungono correndo, prima che questi si buttino in mare, condannandosi da soli a morire. Foto: Facebook / Ocean Conservation Namibia

Oltre a episodi toccanti come questo, l’attività di salvataggio ha portato alla luce anche casi insoliti. I volontari, ad esempio, hanno dovuto liberare un’otaria che era rimasta impigliata nella cinghia di una maschera da sub, ma anche in fili elettrici o addirittura in un setaccio metallico. In un’altra occasione hanno soccorso un piccolo intrappolato nella gamba di una muta , e con la bocca bloccata permanentemente aperta.
Ogni attività dell’associazione è trasmessa sui social attraverso videocamere indossate dai volontari. I filmati dei loro incontri hanno raggiunto sempre più fan e, grazie alla visibilità ottenuta, nel 2020 la ONG ha potuto ampliare il proprio team raggiungendo sette operatori impegnati sul campo. Un importante risultato per continuare a portare soccorso agli animali vittime dell’inquinamento umano.

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