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Nel “Bestiario” della Commedia gli straordinari novanta animali di Dante Alighieri

Il saggio, il cui titolo esteso è “Bestiario onomasiologico della Commedia”, a cura del professor Leonardo Canova, è il primo studio sistematico che affronta la presenza del mondo animale nell’opera del poeta. Dal punto di vista della onomasiologia, cioè l’analisi dei vari significati di uno stesso soggetto.

di Redazione

Si intitola “Bestiario onomasiologico della Commedia”, edito da Franco Cesati, ed è il primo studio sulla presenza animale nel capolavoro dantesco. Pubblicato nel 2022, il libro scritto dal professor Leonardo Canova, docente dell’Università di Pisa, è un interessante approfondimento della sua tesi di dottorato. 

Il volume si apre con una lunga introduzione su cosa rappresenta l’animale nel Medioevo, segue poi un glossario sulle varie specie presenti nell’opera di Dante e, infine, una riflessione sul fenomeno e la funzione che questi animali hanno all’interno della Commedia. Inoltre, il volume è corredato da numerose illustrazioni di animali realizzate da Marco Napoli, artista siciliano dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze.

«C’è una differenza tra gli animali nel Medioevo e oggi», spiega il professor Canova a Zoon Magazine. «Noi, quando vediamo un animale, ci chiediamo innanzitutto che cos’è, com’è fatto, qual è il suo comportamento, di cosa si ciba e come si riproduce. Ci occupiamo, quindi, di tutte le questioni etologiche e zoologiche. Nel Medioevo, invece, la prima cosa che ci si chiedeva era cosa significasse un animale, il suo valore simbolico spesso precedeva la realtà. Gli animali comparivano nella Bibbia, quindi avevano un significato che, se decodificato, in qualche modo permetteva di cogliere una verità superiore».

Nel Medioevo, comunemente, si pensava che esistessero sia gli animali reali sia quelli mitologici. Si credeva che in luoghi remoti abitassero animali leggendari e il confine tra realtà e mito era labile. Infatti, all’interno della Divina Commedia si contano circa novanta specie, tra animali veri e mitologici, e alcuni di essi compaiono anche duecento volte. 

«Cani e serpenti, ad esempio, ritornano molto spesso nell’Inferno. Tutti gli animali legati alla pastorizia, invece, come agnelli e pecore, che hanno un significato simbolico importante perché presenti anche nella liturgia cristiana, compaiono moltissime volte anche in Purgatorio e in Paradiso», continua il professor Canova. «Poi ci sono animali citati solo una volta, ma che sono importantissimi. Una tra questi è la lonza: appare un paio di volte, ma è il primo animale che Dante incontra. Oppure le api, nell’apertura del canto XXXI del Paradiso sono una metafora bellissima: gli angeli che ruotano attorno alla candida rosa, nucleo centrale dell’Empireo e punto più vicino a Dio, vengono paragonati ad api che impollinano il fiore. Spesso gli animali che vengono citati poche volte sono anche quelli più ricordati».

Uno stesso animale nella Divina Commedia può rappresentare diversi valori, può avere cioè un significato e anche il suo opposto, è un principio che prende il nome di “ambivalenza simbolica”. «Se dovessi citare il più importante animale per ogni Cantica direi che per quanto riguarda l’Inferno è senz’altro la figura delle tre fiere. Sono tre animali, ma concettualmente stanno insieme: la lonza, il leone e la lupa (come si evince dall’immagine in evidenza: un affresco di Joseph Anton Koch, situato all’interno del Casino Massimo Lancellotti a Roma). Sono importanti soprattutto perché, se ci pensiamo, il primo incontro di Dante è proprio con gli animali. Alcuni studiosi sostengono che questi rappresentino la lussuria, la superbia e l’avarizia, altre interpretazioni invece sostengono che rappresentino le varie categorie di peccato presenti nell’Inferno» spiega il docente dell’Università di Pisa. 

«Nel Purgatorio, una figura molto importante è quella del grifone che compare negli ultimi canti, sulla vetta del monte, quindi nel Paradiso Terrestre. Si mostra in un momento molto importante, insieme a Beatrice, di cui si attendeva la rivelazione da una cinquantina di canti. Questo grifone, che in qualche modo rappresenta Cristo, traina il carro della Chiesa su cui siede Beatrice e precede il suo incontro con Dante», continua Canova.

«Nel Paradiso, invece, un animale simbolo potrebbe essere l’aquila. Compare proprio all’inizio, in Paradiso I, quando Dante e Beatrice vengono paragonati all’aquilotto perché volano verso il sole. Poi è presente anche nel canto VI, quando rappresenta l’Impero Romano, e ancora dal XVIII al XX, quando gli spiriti giusti compongono con le loro luci l’immagine di un’aquila che parla a Dante e lo istruisce. È una presenza importante e molto ricorrente», conclude lo studioso.

Il “Bestiario onomasiologico della Commedia” è uno straordinario viaggio all’interno dell’opera mastodontica di Dante, un saggio dal taglio enciclopedico corredato da disegni originali che ci permettono di conoscere da vicino pesci, bestiame, uccelli, rettili, insetti e tutti gli altri animali dell’universo del grande poeta.

(Foto d’apertura: Facebook, affresco di Joseph Anton Koch; foto della gallery da “Bestiario onomasiologico della Commedia”)

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