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Stop ai delfinari in Belgio: e in Italia quando?

Dopo India, Costa Rica, Cile, Croazia, Slovenia e Cipro, ora anche il Belgio ha scelto di puntare al cambiamento e dire “no” ai delfinari. Grazie a una legge a tutela di questi cetacei, tra i più intelligenti e sensibili del pianeta, entro il 2037 queste strutture saranno ufficialmente vietate. Certo, mancano ancora molti anni, ma come si dice “meglio tardi che mai”. In Italia, invece, nessuna decisione in tal senso è stata ancora adottata

di Marta Mancosu
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Bruxelles e Vallonia l’importante decisione l’avevano già presa, ma all’appello mancavano le Fiandre, la terza regione del Belgio. E così, finalmente, è arrivata la notizia certa: anche il governo delle Fiandre chiuderà ufficialmente i delfinari: l’ultimo del Belgio, il Boudewijn Seapark di Bruges, dovrà calare il sipario entro non oltre il 2037.
Tempistiche decisamente ancora lunghe, ma la presa di coscienza, attualmente, è ciò che vale di più. Niente più delfini rinchiusi, niente più cattività per scopi prettamente ludici: questi bellissimi mammiferi marini avranno finalmente ciò che spetta loro, la libertà.

L’ultimo delfinario in Belgio chiuderà nel 2037, ma prima di allora?
A dare l’annuncio della chiusura è stato Ben Weyts, ministro fiammingo per il Benessere degli animali, che da tempo nutriva il desiderio di dire stop ai delfinari e di porre fine una volta per tutte a strutture nate esclusivamente con lo scopo di divertire le persone. La scadenza è prevista per il 2037, ma il progetto ante-chiusura prevede comunque alcuni cambiamenti progressivi.
Prima dell’arrivo dell’anno “x”, ad esempio, è stato comunque imposto un severo divieto sia di riproduzione, sia di importazione dei delfini, e la realizzazione obbligatoria di una piscina all’aperto entro il 2027. In questo modo si garantirà agli ultimi sei esemplari rimasti la piena libertà di accesso alla piscina scoperta senza ostacoli e limitazioni alcuni: nuoteranno finalmente sotto il cielo e chissà, magari così la prigionia sarà meno dolorosa in attesa della libertà.

Scattato il termine massimo e dopo la chiusura definitiva dell’ultimo delfinario, il Belgio potrà ancora accogliere i cetacei in difficoltà, ma con il massimo divieto di esporli in pubblico a scopo ludico-ricreativo e solo dedicandosi alle loro cure e al loro benessere a 360°. Affinché questo avvenga, il ministro Weyts ha comunque già stabilito che ci saranno controlli periodici per osservare i delfini e il loro comportamento, onde evitare spiacevoli inconvenienti o promesse non mantenute.

Il cammino da percorrere è ancora molto lungo, ma è doveroso fare tutto il posibile per arrivare all’obiettivo, che rimane più importante di tutto il resto.

I delfini non dovrebbero vivere in cattività: per loro la socialità e gli spazi estesi sono vita
Qual è il senso di tenere i delfini in strutture anguste? Il solo e puro intrattenimento per l’uomo. Eppure, come lo stesso ministro fiammingo ha dichiarato, i delfini sono creature altamente sensibili, hanno bisogno di habitat largamente estesi, ma soprattutto hanno bisogno di socializzare con i loro simili. Non amano la solitudine, specie se ridotta a perimetri strettissimi; soffrono, si stressano, addirittura impazziscono, talvolta assumono comportamenti anomali e, purtroppo, rischiano davvero la salute (e la vita).

La decisione del Belgio rappresenta un grande passo in avanti dal punto di vista del benessere degli animali, ma la strada ha bisogno anche di altre adesioni.
In Italia, ad esempio, non c’è attualmente ancora alcun divieto sui delfinari, che continuano a essere attrazione per grandi e piccini, senza tenere conto dell’aspetto fondamentale della questione: i delfini, in quegli spazi, non vivono affatto bene.
Pensate anche all’orca “dimenticata” nel parco acquatico Mundo Marino, in Argentina: Kshamenk, così si chiama, dal 1992 trascorre le giornate in una vasca piccolissima, girando continuamente in tondo e mostrando chiari segnali di grave sofferenza. Le immagini della sua condizione riprese dall’alto hanno fatto il giro del mondo e indignato tutte le associazioni animaliste, che ne hanno chiesto il rilascio.
Guardate qui dove vive Kshamenk e dite: non è ora che queste barbarie finiscano?

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L’orca Kshamenk è ormai nota in tutto il mondo perché le petizioni per chiederne la libertà si sono levate da ogni dove: da 32 anni vive rinchiusa qui, in una vasca che appena la contiene.
Foto: Facebook / Mundo Marino


Le critiche alla cattività dei delfini: che fine ha fatto il benessere animale?
Appurato che i delfinari sono dannosi per la salute e il benessere di questi meravigliosi cetacei, l’unica speranza è che ciò che ha scelto coscientemente il Belgio venga applicato anche altri Paesi del mondo, tra cui il nostro. Serve maggiore consapevolezza, ma forse serve anche un po’ più di cuore verso le creature animali del mondo. La libertà è essenziale per la vita e lo è per tutti e tutte indistintamente, animali del mare, animali del cielo o della terra, per ogni essere vivente e senziente.
Se vi togliessero la possibilità di muovervi, o se solo ve la limitassero a una stanza di due metri per tre, come reagireste? Mentre pensate alla risposta, un plauso va al Belgio, che finalmente ha abbracciato il cambiamento.

Foto: IPA

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