Nei fiumi è allarme pesci “drogati”: la colpa è dell’inquinamento farmaceutico
Il problema è diffuso già da tempo, ma ora ha raggiunto livelli preoccupanti, con gravi conseguenze sulla fauna selvatica e su interi ecosistemi. Lo ha confermato una serie di studi recenti. Estrogeni, sostanze stupefacenti, antidepressivi e anche caffeina consumati dall’uomo vengono poi assorbiti dai pesci, con conseguenze anche gravi per la loro sopravvivenza. E’ necessario produrre medicinali più ecologici e più “green” per la salute dell’intero pianeta.
di Filippo Bocchini
Sapevate che nelle acque dei fiumi e dei laghi possono esserci droghe e farmaci altamente nocivi per il benessere dei pesci e dell’intero ecosistema? Proprio così, si tratta del cosiddetto inquinamento farmaceutico, descritto dagli scienziati come un grave problema in crescita e da non sottovalutare. L’esposizione ai farmaci presenti all’interno delle acque, causa infatti grandi cambiamenti non solo alla salute, ma anche ai comportamenti di molti pesci: in una ricerca del 2024 pubblicata sulla rivista mensile “Nature Sustainability”, è stato spiegato infatti che “la contaminazione pervasiva degli ecosistemi con principi attivi farmaceutici rappresenta una seria minaccia per la biodiversità e la salute pubblica”.
Ma come avviene questo processo? A spiegarlo è uno studio pubblicato sulla stessa rivista, in cui viene specificato che esistono varie dinamiche per cui le droghe – a partire dal sistema fognario e dai corsi d’acqua dolce – possono entrare in contatto con l’ambiente e gli animali. Michael Bertram, autore e docente all’Università svedese di Scienze Agrarie, ha confermato ad esempio che “quando un essere umano assume una pillola, non tutto il farmaco viene scomposto nel corpo e quindi, attraverso gli escrementi, parte dei principi attivi vengono rilasciati direttamente nell’ambiente”. Nello specifico, molte sostanze che assumiamo non sono quindi completamente assimilate e vengono espulse dal nostro organismo sotto forma di metaboliti che, resistendo ad eventuali impianti di depurazione, finiscono poi nei fiumi o nei laghi.
I principi attivi dei farmaci si depositano così nella maggior parte dei corsi d’acqua e di conseguenza colpiscono in prima battuta molte specie acquatiche. Tra gli effetti più frequenti c’è sicuramente quello degli estrogeni sintetici contenuti nelle pillole contraccettive che stanno portando, in alcune zone come il Canada, una vera e propria estinzione di massa causata dall’inversione di sesso di molti pesci. Altri episodi importanti sono indotti ad esempio dalla presenza di caffeina, che rende gli esemplari più ansiosi, o dalla metanfetamina – consumata come stupefacente – che sta colpendo in particolare le trote, con gravi dipendenze e variazioni importanti nelle loro abitudini.
I problemi non riguardano però solo i pesci, ma anche altri animali! Tra gli uccelli ad esempio, gli storni femmine, a causa di antidepressivi come il Prozac presenti all’intero di alcuni corsi d’acqua, diventano spesso meno attraenti per gli esemplari maschi, che assumono così comportamenti aggressivi e violenti.
Un danno serio per il benessere di tutta la fauna selvatica, che sta portando conseguenze evidenti: una recente ricerca scientifica ha infatti dimostrato che, analizzato il livello di alcuni farmaci presenti e prelevati dall’acqua dei fiumi in 104 Paesi in tutto il mondo, circa il 43% delle zone presentava una quantità di sostanze nocive superiore al limite di quella che è la salute ambientale.
Cosa si può fare? In un periodo storico in cui certi medicinali, come gli antidepressivi, ma anche certe droghe – sono sempre più utilizzati dall’uomo è necessario trovare metodi efficaci per prevenire tali inquinamenti dei fiumi. A questo proposito, l’appello degli scienziati su Nature Sustainability è chiaro: sviluppare e progettare prodotti farmaceutici più ecologici che possano minimizzare l’impatto sull’ambiente, introducendo un processo di degradazione più semplice dopo il loro utilizzo. Anche la scienziata e professoressa di Farmacia Gorka Orive, dopo aver approfondito gli studi su questo argomento, ha dichiarato infatti che “i farmaci più ecologici riducono il potenziale di inquinamento durante l’intero ciclo e devono essere prodotti per avere un rischio ridotto per la fauna selvatica e la salute umana quando presenti nell’ambiente».
Una sfida complessa e urgente che richiede soluzioni innovative e un impegno collettivo: solo attraverso una gestione responsabile sarà infatti possibile invertire questa tendenza e salvaguardare gli ecosistemi.
Foto: IPA
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