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La plastica rovina la Giornata mondiale dell’Ambiente

L’allarme è lanciato dal WWF: «Superato il limite planetario di inquinanti chimici con danni quasi irreversibili per animali e uomo». Mari e oceani sono ormai invasi dai nostri rifiuti.

di Alessio Pagani

C’è un solo materiale prodotto dall’uomo che possiamo trovare ovunque nel mondo: nei suoli, nei fiumi, nell’aria, nel cibo. È la plastica. E se da un lato questo materiale porta benefici all’umanità, dall’altro il suo impatto su ogni essere vivente e habitat è sempre più devastante. I danni per specie e salute umana sono quasi irreversibili.  

Nella Giornata mondiale dell’Ambiente che si festeggia oggi il WWF, con il report “Plastica: dalla natura alle persone. È ora di agire”,  chiede al governo di andare oltre il riciclo dei soli imballaggi e di estendere la raccolta differenziata a tutti i prodotti in plastica di largo consumo, allo scopo di far crescere l’economia circolare come valore condiviso.  

La plastica deve essere gestita in maniera più efficace ed efficiente, coordinata e integrata, coinvolgendo tutti gli attori e agendo in tutte le fasi: dalla sua produzione, al suo impiego, fino allo smaltimento. Il report conferma che l’Italia è tra i peggiori Paesi inquinatori che si affacciano sul Mediterraneo, contribuendo all’inquinamento soprattutto in qualità di secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa. Con conseguenze devastanti per l’ambiente.  

Sono innumerevoli e significativi i danni causati da ogni fase del ciclo di vita della plastica, dalla produzione all’utilizzo fino allo smaltimento. Così fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano nell’ambiente marino e altrettanti nell’ambiente terrestre ogni anno, in gran parte si tratta di plastica monouso. Inoltre, attualmente, la produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra e si prevede che questa percentuale possa aumentare fino al 4,5% entro il 2060, se le tendenze attuali continueranno senza controllo. 

Per fare un esempio, in Italia ogni anno gettiamo 4 mila tonnellate di plastica solo con il consumo degli spazzolini da denti. Un quantitativo importante che oggi non viene riutilizzato e non contribuisce a creare nuovi oggetti. Altri esempi: se potessimo riciclare una sedia da giardino potremmo ottenere fino a 2,8 kg di plastica “nuova”, come riciclare 93 flaconi dello shampoo; con il riutilizzo di una bacinella per i panni potremmo ottenere fino a 1 kg di plastica riciclata, ovvero tanta quanto 500 tappi di bottiglie dell’acqua.   

Misure da intraprendere subito, perché, spiegano dal WWF, «senza un miglioramento nella gestione della plastica e dei suoi rifiuti, entro il 2050 la quantità totale prodotta potrebbe triplicare, con conseguente aumento dell’immissione di rifiuti nell’ambiente: 12 miliardi di tonnellate potrebbero finire in natura. Se accadrà, fra 30 anni nel mare ci potrebbe essere più plastica che pesci».  

«Per attuare un cambio di rotta, ormai indispensabile, la soluzione è l’economia circolare in cui le materie prime, come la plastica, di un oggetto non più funzionante restino in circolo, in un lungo e possibilmente infinito succedersi di produzione e riuso», spiega Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia. «Per questo vogliamo muovere alle istituzioni richieste più ambiziose. Non c’è più tempo da perdere».  

(Foto d’apertura: WWF)

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