New York dice basta alla vendita di animali in negozio: arriva la legge per fermare gli allevamenti illegali
Il “Puppy Mill Pipeline Act” rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti degli animali ed entrerà in vigore ufficialmente il 15 dicembre, ponendo fine a pratiche commerciali che ignorano il benessere dei quattrozampe. Dietro le vetrine di alcuni negozi si nasconde infatti una realtà fatta di sfruttamento e sofferenza, ma grazie alla nuova legge americana la priorità diventa favorire adozioni consapevoli e sostenibili. Ora la speranza è che il modello a stelle e strisce venga applicato anche in Italia
di Pietro SantiniCon il “Puppy Mill Pipeline Act” lo Stato di New York dichiara ufficialmente fuori legge i negozi che vendono animali domestici come cani, gatti e conigli.
La legge, che entrerà in vigore tra pochi giorni (il 15 dicembre) mira a contrastare il fenomeno tristemente diffuso degli allevamenti illegali che sfruttano gli animali con il solo scopo di massimizzare il profitto, senza curarsi dello stato di salute degli esemplari, vittime di maltrattamenti e costretti a vivere in condizioni inaccettabili.
Questi allevamenti-lager, noti in America con il nome di “Puppy Mill”, sono colpevoli di fornire ad alcuni negozi, come è stato per lo storico “Shake A Paw” di Long Island, cuccioli con problemi di salute, figli di madri malate e sfruttate, alimentando un circolo vizioso di cui le prime vittime sono sicuramente gli animali stessi, ma nelle quali vengono coinvolti anche ignari acquirenti.
Tutto è iniziato con alcune denunce presentate contro “Shake A Paw” dai cittadini newyorkesi.
A partire dal 2020, molti clienti avevano acquistato cuccioli nel noto negozio, desiderosi di accogliere un nuovo compagno di vita. Tuttavia, in svariati casi, i cuccioli sono morti dopo poche settimane, o addirittura pochi giorni, a causa delle gravi malattie da cui erano affetti.
Altri acquirenti hanno segnalato che i cuccioli, già nei primi mesi di vita, mostravano problemi di salute cronici, che richiedevano cure veterinarie frequenti e costose, con pesanti ricadute economiche sui proprietari.
Soltanto quest’anno si sono concluse le indagini e il pet shop di Long Island è stato condannato a risarcire le circa 200 vittime con 300.000 dollari. Il negozio deteneva i cani in condizioni drammatiche e vendeva cuccioli malati, incapaci di sopravvivere più di poche settimane. Ora però c’è una nuova legge che tutela innanzitutto il benessere dei quattrozampe e ne vieta la vendita al dettaglio, punendo chi trasgredisce con 1000 dollari di multa per ogni infrazione commessa.
Così facendo verrà favorita l’adozione tramite associazioni, rifugi o allevamenti riconosciuti, come ha spiegato la procuratrice generale dello Stato di New York Letitia James: “Il divieto di vendita di animali da compagnia contribuirà a porre fine alla pericolosa filiera tra le ‘fabbriche di cuccioli’ e i pet store, che mette in pericolo gli animali e costa ai newyorkesi migliaia di dollari in cure veterinarie. I newyorkesi interessati ad accogliere un amico peloso nella propria famiglia possono comunque adottare un pet presso un’associazione umanitaria, un centro di recupero animali o un allevatore autorizzato”.
In questo modo New York, metropoli all’avanguardia anche per quanto riguarda le tematiche inerenti ai diritti animali, vuole porre fine a una pratica vergognosa e incentivare le adozioni consapevoli, supportando rifugi e associazioni che si battono ogni giorno per salvare milioni di quattrozampe in difficoltà e per aiutarli a trovare una casa per la vita. I negozi di animali, inoltre, potranno concedere gli spazi un tempo dedicati alla vendita di cani, gatti e conigli agli animali provenienti dai rifugi, così da facilitarne l’adozione, in cambio di cifre ragionevoli per l’affitto di tali spazi.
Ancora una volta sono gli Stati Uniti ad aprire la strada e il nostro augurio è che l’Italia possa seguire l’esempio e regolamentare allevamento e vendita di animali da compagnia con leggi che tutelino i diritti inalienabili di cui ogni essere vivente dovrebbe godere, punendo allo stesso tempo chi non rispetta la legge. Al momento esiste in Italia solamente una norma che vieta l’esposizione di cani e gatti in vetrina, ma la loro vendita non è regolamentata, se non a livello locale.
Ciò che manca è una normativa nazionale chiara e unica, capace di combattere efficacemente pratiche che, purtroppo, non riguardano solo gli Stati Uniti. La vendita e l’allevamento di animali da compagnia necessitano di regole precise, in grado di tutelare sia gli animali che i futuri proprietari.
La recente proposta di legge contro i maltrattamenti, presentata dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla e passata alla Camera, segna un passo importante, ma è giunto il momento di fare di più. Bisogna adottare misure concrete che interrompano ogni forma di sfruttamento e garantiscano il rispetto dei diritti di chi non può difendersi da solo.
Foto: IPA
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