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L’eredità a cani e gatti bisognosi: i giudici confermano le volontà di una signora fiorentina

Il caso è del 2023, ma si è chiuso ora. Nel testamento una signora ha espresso la volontà di lasciare i suoi averi ai quattrozampe in difficoltà. In disaccordo, un parente si è opposto alla scelta e ha impugnato il documento. In Tribunale, i giudici hanno però confermato la decisione della signora, riconoscendo il Comune di Firenze come beneficiario. Ma in Italia è possibile destinare l’eredità ai propri animali domestici?

di Lorenzo Sangermano
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Una recente sentenza del Tribunale di Firenze ha riportato al centro del dibattito pubblico la validità di lasciti testamentari in favore degli animali domestici. I giudici hanno infatti confermato la validità di un testamento con cui una signora ha deciso di destinare tutti i suoi beni a “cani e gatti bisognosi”.

Nel 2020 una signora fiorentina senza marito né figli ha redatto un testamento olografo in cui indicava che il suo patrimonio, composto da beni mobili e immobili, fosse devoluto a “cani e gatti bisognosi”. Alla sua morte, avvenuta nel 2023, il notaio ha trasmesso il testamento al Tribunale di Firenze dando così il via alla successione.

Un parente della defunta ha però deciso di impugnare l’atto. La sua principale obiezione riguardava il fatto che gli animali, non avendo personalità giuridica, non potessero essere destinatari diretti di un’eredità. Il testamento era anche ritenuto troppo generico poiché non specificava enti o persone incaricate di gestire i beni per il fine indicato.
Il Tribunale, però, pur riconoscendo la genericità del documento, ha ritenuto inequivocabile la volontà della donna: destinare il suo patrimonio al benessere di cani e gatti randagi. Il giudice ha così stabilito che il Comune di Firenze, responsabile per legge della gestione del randagismo, fosse il beneficiario dell’eredità, che dovrà utilizzare i fondi per supportare canili e gattili comunali.


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L’imprenditore e filantropo indiano Ratan Tata ha lasciato una vera fortuna al suo cane Tito. A prendersi cura di lui, e del suo patrimonio, saranno l’ex cuoco e l’ex maggiordomo del milionario. Foto: @ratantata


La decisione assunta dalla signora fiorentina trova un precedente molto recente nella storia di Ratan Tata, magnate indiano che ha destinato gran parte della sua fortuna al suo pastore tedesco Tito. Imprenditore automobilistico (suoi i marchi Jaguar e Land Rover), proprietario di catene alberghiere di lusso, di marchi di gioielli, di miniere e di compagnie aeree, e filantropo di fama mondiale, Tata è deceduto ad ottobre 2024 lasciando un impero e un patrimonio personale di oltre 100 milioni di euro, gran parte del quale devoluto al suo quattrozampe, insieme ad altri lasciti per il suo cuoco e il suo ex maggiordomo, incaricati di prendersi cura dell’animale.
A differenza del caso italiano, dove sarà il Comune a gestire i beni, il testamento di Tata prevedeva infatti una gestione diretta da parte di individui specifici.

Ma è possibile in Italia devolvere i propri averi a un animale? Petme ha dedicato un articolo a questo argomento, e ha intervistato un avvocato competente in materia.
I quattro zampe non possono essere eredi diretti, in quanto per la giurisprudenza italiana sono privi di personalità giuridica e di capacità di agire. Esistono però strumenti legali per destinare un patrimonio alla loro cura, come ad esempio il testamento modale. Attraverso questa pratica il proprietario può destinare una somma di denaro o un bene a un individuo o un ente, vincolando tale lascito alla cura di un animale domestico.

La nomina di un esecutore testamentario rappresenta un secondo strumento per garantire che tutte le disposizioni contenute nel testamento vengano rispettate. Nel caso di lasciti destinati agli animali, l’esecutore ha il ruolo di garantire che i fondi vengano realmente utilizzati per il benessere degli stessi.

Nonostante la presenza di questi strumenti, la normativa italiana non riconosce agli animali una soggettività giuridica paragonabile a quella delle persone. Ciò limita le possibilità di prevedere obblighi stringenti per i beneficiari dell’eredità e rende cruciale la scelta di persone o enti di fiducia.
In Paesi come ad esempio gli Stati Uniti sono già attivi trust per animali che consentono di destinare somme per la loro cura attraverso strumenti legali precisi.
In Italia la mancanza di una legge chiara rende invece complessa la gestione di questi casi.

Foto d’apertura: IPA

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