La storia di Cenere, che potrà tornare in mare grazie a un sofisticato guscio artificiale
L’esemplare di Caretta caretta nuoterà di nuovo fra le onde grazie alla ricostruzione con stampa in 3D del carapace e le cure dell’istituto Cestha di Marina di Ravenna in collaborazione con l’acquario di Cattolica. Era stata salvata nel 2020 dopo una grave lesione. Per consentirle di recuperare la mobilità compromessa e abituarla all’uso delle sole pinne anteriori, l’acquario le ha messo a disposizione una vasca con 80mila litri di acqua marina
di Redazione
L’esemplare di Caretta caretta potrà finalmente tornare in mare grazie alla ricostruzione con stampa in 3D del carapace e le cure dell’istituto Cestha di Marina di Ravenna, in collaborazione con l’acquario di Cattolica. Era stata salvata nel 2020 dopo una grave lesione.
L’innovazione tecnologica e il pronto intervento del Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat sono stati cruciali per Cenere, questo il nome della tartaruga. L’esemplare di Caretta caretta era stato rinvenuto al largo del Mare Adriatico, nella zona di Cervia, nell’estate del 2020, con una profonda lesione da taglio al carapace. Oggi, grazie alla stampa 3D e alla tecnologia di rilevamento laser scanner, la tartaruga marina ha finalmente un nuovo guscio e una ritrovata speranza di tornare a nuotare in mare.
L’azienda Artificio digitale di Ravenna ha stampato in 3D sei gusci che aiuteranno la Caretta caretta a guarire. Nel tempo, si adatteranno perfettamente sia alla sua crescita, sia alle esigenze del processo di recupero. I carapaci artificiali aderiscono in maniera stabile a quello naturale grazie a un fissativo a base di colla epossidica: garantiscono la protezione della ferita e, allo stesso tempo, consentono al personale veterinario accesso per le medicazioni.
L’incidente di cui è stata vittima quattro anni fa le ha causato una lacerazione al polmone e una paraplegia parziale delle pinne posteriori. Ritrovata in condizioni critiche, Cenere è stata sottoposta a una serie di interventi. Ora, il carapace stampato in 3D permetterà alla tartaruga marina di fare ulteriori progressi nel suo processo di guarigione.
Per consentirle di recuperare la mobilità compromessa e abituarla all’uso delle sole pinne anteriori, l’Acquario di Cattolica le ha messo a disposizione una vasca con 80mila litri di acqua marina. La Responsabile scientifica del Cestha, Sara Segati, ha raccontato in una nota: “La profondità e le dimensioni della vasca giocheranno un ruolo cruciale nel migliorare la mobilità di Cenere. La maggiore pressione dell’acqua aiuterà a mantenere l’assetto fisiologico, stimolando la muscolatura e la coordinazione del nuoto”.
Cenere, dopo l’incidente, è rimasta paraparetica, ha cioè subito la perdita della capacità motoria degli arti inferiori, ma si è sempre dimostrata grintosa e tenace nel processo di recupero, dando prova di grande forza e voglia di lottare. La serie di gusci realizzati per lei, uniti alle cure e agli esercizi in vasca, le permetteranno un giorno di tornare a nuotare nel mare.
La storia del salvataggio e della rimessa in salute di Cenere è il primo progetto che vede la collaborazione dell’istituto Cestha e dell’Acquario di Cattolica, intrapresa proprio per sviluppare attività di ricerca e conservazione della fauna del mar Adriatico.
Il carapace della tartaruga è fondamentale per la sua sopravvivenza: composto dallo scudo, la parte dorsale, e dal piastrone, quella ventrale, ha funzioni protettive e contiene tutti gli organi interni del rettile. Negli esemplari adulti, una volta giunto a completa solidificazione, assume anche funzioni difensive dagli attacchi dei predatori.
Generalmente è formato da tessuto dermico ossificato ricoperto da placche epidermiche cheratinizzate, mentre per la sua protesi di Cenere si tratta di un materiale plastico, che i dottori e gli specialisti hanno scelto con attenzione per le sue peculiarità.
Non è la prima volta che ci troviamo dinnanzi a una tecnica veterinaria avveniristica di questo tipo. In Puglia, la clinica veterinaria locoVET Ca’Zampa aveva ricostruito e stampato in 3D il guscio di una tartaruga di terra che era stata falciata da una motozappa: Petme lo ha raccontato.
Dal Brasile, invece, arriva la storia di Freddy, la tartaruga “dai piedi rossi” che aveva perso il guscio a causa di un incendio boschivo a Santos, nello Stato di San Paolo. Un team composto da veterinari, un designer e un dentista hanno collaborato per realizzarle un nuovo carapace in pla, un materiale plastico biodegradabile.
Testo di Giulia Drigo
In apertura: Tutte le foto: Facebook / Acquario di Cattolica
Copyright © 2024 – Tutti i diritti riservati