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Il rifugio tutto al femminile che ha salvato Cumbia, la mascotte di “Striscia la notizia”

Si trova a Taurianova, in Calabria, ed è gestito da tre donne. Abbiamo intervistato Pina Gerace, una delle fondatrici. “Lei e le sue quattro sorelline cucciole erano state abbandonate dentro una cassetta”. L’avventura dell’associazione “I randagi della Ferrovia” è iniziata dieci anni fa, quasi per caso: oggi ospita un’ottantina di quattrozampe e le responsabili lanciano un appello perché vengano adottati.

di Silvia Stellacci
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Cumbia è diventata la cagnolina del Tg satirico “Striscia la notizia” lo scorso aprile. Al noto programma di Antonio Ricci è arrivata dopo un lungo viaggio iniziato a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, dove si trova il rifugio “I randagi della ferrovia”, che l’ha accolta insieme alle sue sorelle. 

«Queste cagnoline, cinque sorelline, sono state trovate in campagna da un ragazzo che stava portando a spasso il suo cane. Ha sentito piangere e le ha trovate dentro una cassetta. Poi ci ha chiamati e noi le abbiamo prese e accudite», ha raccontato a Petme Pina Gerace, una delle fondatrici del rifugio animale.

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Cumbia, la mascotte di “Striscia la Notizia”, in posa per le telecamere.

L’incontro fortunato e l’intervento de “I randagi della ferrovia” hanno permesso alle cinque cucciole di trovare presto una casa. Cumbia è quella che ha trovato la famiglia più grande. «Lei è arrivata a ‘Striscia’ perché l’altra ragazza che collabora con me ha mandato una mail al programma. Hanno visto la cagnolina e, dopo una selezione fra tutte le segnalazioni di cuccioli che hanno ricevuto, la hanno scelta», ha spiegato Pina. «Poi sono venuti fino a Reggio e l’hanno portata a Milano con loro in aereo. Ancora oggi siamo in contatto con chi ha preso il cane, ci mandano i video, vediamo che sta bene. Proprio ieri abbiamo avuto notizie della cagnolina».

Quella del rifugio è una storia tutta al femminile. Nato dieci anni fa nel cuore della Calabria, a prendersi cura degli animali salvati insieme alla rete dei volontari ci sono tre donne: Pina Gerace, Sabrina De Leo e Rosanna. Da allora hanno accolto e accudito centinaia di cani randagi e non solo, occupandosi delle loro cure mediche, delle vaccinazioni, delle sterilizzazioni e delle loro adozioni. 

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Cumbia coccolata dai conduttori Gerry Scotti e Michelle Hunziker.

Signora Gerace, come è nato “I randagi della ferrovia”?

«Circa dieci anni fa, abbiamo trovato per caso una madre abbandonata con due cuccioli. Li abbiamo tolti dalla strada, perché erano a rischio, e li abbiamo portati in una struttura. Dopo poco tempo, abbiamo incontrato un’altra cagnolina che ancora c’è e si chiama Bianca, è una “maremmanona” ora. Era stata investita da un’auto e l’abbiamo presa con noi.
«Poi da Bianca prendi questo, prendi quello e prendi quell’altro, ci siamo riempiti di cani e abbiamo pensato di aprire un’associazione, anche se noi allora non sapevamo dell’esistenza di associazioni o aiuti di questo genere. Avevamo accolto i cani solo per salvarli dalla strada a spese nostre. Solo dopo ci hanno spiegato che si può fondare un’associazione e che ci sono persone che ci possono aiutare anche a mantenere questi cani, perché diventati sono tantissimi».

Quanti cani ci sono ora nel vostro rifugio?

«Al momento abbiamo un’ottantina di cani. Lo spazio c’è, ma abbiamo bisogno di aiuto, perché abbiamo più di 11.000 euro di debiti con i veterinari. Non abbiamo più box liberi, perché appena usciamo di casa già fuori dal cancello ci ritroviamo cani abbandonati, quindi è impossibile accoglierli tutti. Vorremmo davvero farlo, ma adesso non ce la facciamo proprio per mancanza di spazi adeguati».

La difficoltà maggiore è dunque relativa ai fondi. Come mandate avanti l’attività? Il Comune vi aiuta in qualche modo?

«Noi andiamo avanti con gli aiuti dei privati, ma quando non arrivano dobbiamo mettere i soldi di tasca nostra, non vogliamo certo far morire di fame i nostri cani! Il Comune non lo menzioniamo neanche, perché non ci aiuta proprio. Siamo andati a chiedere molte volte, ma inutilmente. Ci chiamano solo per recuperare i cani dalla strada, ma poi non ci aiutano».

C’è un appello che vuole fare per i cani che sono da voi ora? 

«A parte gli aiuti economici, io dico sempre che ho bisogno di qualcuno che adotti questi cani, perché non li recupero dalla strada per farli rimanere poi anni, se non per sempre, in un rifugio. Io li recupero dalla strada per dar loro la possibilità di una nuova vita. Più ancora di aiuto vorrei adozioni, adozioni, adozioni. Ma non arrivano neanche quelle». 

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Il rifugio i Randagi della Ferrovia a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria

Quante adozioni ci sono?

«Pochissime. Per far adottare un cane in più, dobbiamo mandarlo in uno stallo al Nord e pagare gli stalli. Perché al Nord hanno più visibilità e magari trovano famiglia prima. Questo accade quando possiamo pagare e quando abbiamo la possibilità di mandarli, perché non sempre gli stalli sono disponibili a prenderli. Con le adozioni siamo abbastanza ferme, purtroppo. A me dispiace tanto vedere i cani chiusi in rifugio, anche se ovviamente non soffrono, perché non gli manca nulla, hanno da mangiare, hanno lo spazio, le cure. E hanno moltissime coccole. Appena entriamo nel recinto, la prima cosa che facciamo è coccolarli tutti. Però è una famiglia ciò che gli serve, e che manca».

Cosa deve fare chi vuole adottare un cane da voi?

«Come prima cosa, deve compilare dei questionari, perché non diamo via i cani ad occhi chiusi. Il secondo passo è trovare una volontaria del posto che vada a casa a conoscere le persone che vogliono adottare il cane. Se vede che tutto è in sicurezza e che i candidati sono idonei all’adozione, mandiamo il cane tramite staffetta e la famiglia lo va a prendere all’arrivo. Da lì in poi, ci sarà un periodo di post-affido in cui, per il primo anno di vita in famiglia, durante il quale controlliamo come va: noi dobbiamo essere sempre aggiornate su come sta il cane. Altrimenti chiamo e mando una volontaria a casa a controllare che tutto prosegua per il meglio».

Nella foto d’apertura: Le ragazze del rifugio “I Randagi della Ferrovia” che hanno salvato Cumbia.
Tutte le foto: Facebook / I Randagi della Ferrovia Taurianova

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