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In questo rifugio c’è Lilly, la sorellina di Doc di “Striscia la notizia”. E aspetta di essere adottata!

In Sicilia, a Santa Margherita di Belice, c’è l’Oasi Ohana. Proprietaria è la giovane Chiara, che Petme ha intervistato. “Lilly viene da una cucciolata di sette”, dice, “li ho trovati abbandonati a Villafranca”. Il suo sogno è sistemare tutti i cani che accudisce. E lancia un appello: “Al Sud siamo in estrema emergenza. Tutti i Comuni facciano la loro parte per i quattrozampe senza una casa”.

di Redazione
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“E’ dolcissima, vero?”, dice Chiara Calasanzio riferendosi alla cucciola. “Un giorno ci hanno telefonato da Villafranca per segnalare 7 cagnolini senza mamma. Una era lei, che ora ha quasi quattro mesi, un altro era Doc, che abbiamo dato in adozione a ‘Striscia’. E’ il nono cane che prendono da noi. Ma come Lilly abbiamo tanti altri ospiti che aspettano una famiglia: chiamateci, vi prego, prendetevene cura!”.

La storia del rifugio per cani abbandonati Oasi Ohana, a Santa Margherita di Belice (Agrigento), è davvero particolare. Petme ha intervistato la fondatrice, perché “nel Sud Italia siamo in emergenza assoluta”, ci ha raccontato, “e se tutti i Comuni non tornano a fare il proprio dovere, le organizzazioni come la mia, di volontari, salteranno in aria. E per i cani sarà tremendo”.

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La deliziosa Lilly: i suoi occhioni sono irrestitibili. E’ in attesa di adozione.

Chiara è laureata in psicologia e ha due bambini piccoli: per amore dei cani ha cambiato vita, aperto una tolettatura a Menfi e ha fondato, già dieci anni fa, la sua Oasi: dove non ci sono gabbie ma immensi spazi all’aperto. E casette in coibentato dedicate agli ospiti pelosi. Qui tutti i cuccioli ritrovati vengono vaccinati e microchippati, i cani più anziani che nessuno vuole restano per sempre, e le cagnette randage vengono fatte partorire in sicurezza e poi sterilizzate.

Nel tuo rifugio i cani sono liberi. Come fate a gestirli?
“Abbiamo spazi immensi e macroaree dedicate, ciascuna riservata a 3-6 cani al massino. Nella nostra Oasi i quattrozampe possono correre liberi finché vogliono. Ma no che non scappano! Una sera di cattivo tempo il vento ha spalancato il cancello dell’Oasi e alcuni cani se ne sono andati: ma la mattina, quando sono arrivata, erano accucciati lì fuori ad aspettarmi!
Noi prendiamo cuccioli abbandonati ma anche cani adulti bisognosi, magari investiti, malati: li curiamo e restano con noi. A Ohana abbiamo più di 100 adulti. Perché da noi hanno grandi spazi in sicurezza. Solo i cani ferali, se il luogo in cui vivevano era sicuro, vengono poi re-immessi, perché per me la vita in strada, anche se pericolosa, è sempre meglio di quella in un canile.
A me i canili con le gabbie e quell’abbaiare continuo fanno stare male. Da noi c’è silenzio e pace. Vorrei che la mia Oasi fosse però un passaggio, poi deve arrivare l’adozione: è per questo abbiamo bisogno di aiuto.

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A curarsi dei cuccioli è Rosanna Portolano, che li prende in casa sua.
“Senza di lei sarei perduta, non ce lavrei mai fatta, dice Chiara.

Ci sono aree immense dedicate ai cani: in che proprietà si trova il rifugio?
E’ il terreno che aveva mio nonno. Quando ero ragazzina, trascorrevo con lui in campagna tutti i pomeriggi. Era in cacciatore, figuratevi, aveva setter e segugi bellissimi. Da quando nonno manca, la casa è stata chiusa e il terreno non più utilizzato. Così, quando a 19 anni trovai il primo cane abbandonato e non sapevo proprio dove tenerlo, ho chiesto a mio padre se potevo portarlo nella proprietà del nonno: era solo uno, che fastidio poteva dare… E da quel primo amico peloso non mi sono più fermata. Ora in Oasi ho circa 140 cani.

Un numero impressionante. Chi provvede al loro mantenimento?
“Io. E mio marito, che fa l’imprenditore agricolo, e mi aiuta ogni mattina dell’anno. Poi vado io all’Oasi, a volte porto anche i nostri figli. I soldi li mettiamo noi, aiutati dalle donazioni private. Accogliere i cani non vuol dire solo dare loro da mangiare: per i cuccioli ci sono le vaccinazioni, per tutti le cure mediche, e poi le sterilizzazioni. Un nostro cane sta facendo chemioterapia ad esempio, e c’è chi ha la leishmaniosi… Il veterinario per fortuna ci fa un prezzo di favore, come la ditta da cui compriamo il cibo, e li ringrazio. Ma paghiamo tutto. Abbiamo come minimo 5.000 mila euro di spese fisse al mese.

Qual è l’appello urgente che vuoi lanciare?
Che i Comuni la smettano di girarsi dall’altra parte e aiutino i cani di strada. Sa come è la legge al proposito? Un cane abbandonato è di proprietà del sindaco. Quando lo trovi, investito, malato, denutrito, devi chiamare i Vigili: spetta a loro avvisare il canile municipale, che manda a prendere l’animale. Poi le associazioni possono chiedere il cane in affido. E sa cosa accade invece nella maggior parte dei Comuni qui in Sicilia? Che quando telefoni ai Vigili, loro non fanno niente, perché i Comuni non se ne vogliono fare carico. 
Ai Comuni chiedo per favore di iniziare le sterilizzazioni, sono essenziali perché la piaga dei cani abbandonati non esploda. Da ormai un anno è tutto bloccato. L’unica eccezione, qui, è il Comune di Montevago, con cui mi trovo benissimo.

Cosa deve fare chi vuole adottare uno dei cani dell’Oasi Ohana?
Contattarci. Noi inviamo un questionario da compilare, per capire di che famiglia si tratta e come vive. Poi, tramite una rete di volontari, mandiamo un operatore a fare un colloquio: è la pre-adozione. Se è tutto a posto, prepariamo i documenti del cane (vaccini, microchip) e ci affidiamo a staffettisti di fiducia che portano i cani a destinazione. La famiglia che adotta paga solo il viaggio, circa 70 euro direttamente allo staffetista. Noi non chiediamo niente: solo di firmare che, qualunque cosa vada storto, il cane torna da me, non può essere ceduto ad altri.

Dove vanno i cani che vengono adottati?
Possono andare in tutta Italia, ma in realtà finiscono al Centro e soprattutto al Nord, dove c’è richiesta. Stiamo saturando il Nord Italia con i nostri quattrozampe abbandonati, presto non ne chiederanno più. Questa è l’emergenza, siamo arrivati a un punto di non ritorno.

Nella foto d’apertura, Chiara Calasanzio nel suo rifugio. Foto: @associazioneohana

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