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I campi biologici diventano il rifugio degli animali

Airone rosso, falco pecchiaiolo ma anche il cervo volante e il saettone sono tra le specie protette che fanno dei terreni liberi da pesticidi la loro casa.

di Redazione

Un significativo numero di specie fra vegetali, uccelli, anfibi, rettili, mammiferi e invertebrati, tra cui alcune che godono della protezione comunitaria per la direttiva europea Habitat del 1992. È il piccolo universo animale che si registra all’interno dei campi biologici. A confermarlo l’analisi di EcorNaturaSì che ha chiarito come «nei terreni biologici e biodinamici è possibile rilevare il doppio di specie vegetali rispetto a quelle presenti nei campi convenzionali, il 60% di avifauna e il 75% in più di chirotteri».  

E lo dimostrano i sopralluoghi diretti all’interno delle aziende agricole della rete di NaturaSì. Verificata, infatti, la presenza di 30 specie diverse di uccelli. Tra le più significative, perché di interesse comunitario, sono la nitticora (Nycticorax nycticorax), l’airone rosso (Ardea purpurea, nella foto di apertura) e il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus. Tra i rettili e gli anfibi osservati figurano poi il saettone (Zamenis longissimus), un serpente che predilige i boschi ben conservati e le raganelle italiane (Hyla intermedia), piccolo anfibio dalla colorazione verde brillante. Protagonista tra gli insetti, il cervo volante (Lucanus cervus), «coleottero avvistato grazie all’occhio attento dei naturalisti».  

«La biodiversità», commenta, presidente di NaturaSì, «non è un concetto astratto, ma è alla base di una sana agricoltura, in cui la diversità degli organismi favorisce il sostentamento e la circolarità dell’ecosistema. In questo processo, noi abbiamo un ruolo fondamentale, perché dobbiamo rispettare il processo naturale che si innesca, a tutela della nostra salute ma anche di quella della Terra».  

(Foto d’apertura: IPA)

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