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Operazione Cat Drop: quando per salvare l’ambiente paracadutarono i gatti!

Invasa dai topi, dilagati dopo l’uso del disinfestante DDT, nel 1960 l’isola del Borneo fu teatro di un’operazione speciale. Anzi specialissima. Con lo scopo di contrastare la presenza dei ratti, la marina inglese ricorse a migliaia di mici che lasciò… cadere dal cielo! Ma l’intervento eccezionale non salvò l’ambiente.

di Lorenzo Sangermano
per apertura e per Instagram

Nel 1960 l’isola del Borneo, all’epoca parte della colonia inglese di Sarawak, era alle prese con un’infestazione di topi che minacciava sia le foreste naturali che i campi coltivati dalla popolazione locale. La soluzione proposta dal governo coloniale britannico fu tanto inusuale quanto sorprendente: introdurre migliaia di gatti domestici sull’isola. Come? Ma paracadutandoli dal cielo!

L’iniziativa prese forma negli anni successivi all’utilizzo dell’insetticida DDT da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per combattere i moscerini, vettori di un grande numero di malattie. L’agente chimico agì sull’ecosistema in maniera imprevista: senza predatori naturali, la popolazione di topi era cresciuta incontrollata, creando gravi danni alle colture e all’ecosistema locale.

La Royal Air Force inglese decise quindi di intervenire pianificando il lancio di gatti sopra le foreste del Borneo. I felini furono catturati e messi in gabbie rinforzate, trasportati sull’isola tramite aerei militari e paracadutati a centinaia di metri di altezza sopra le fronde degli alberi.

L’operazione sembrava un successo, con rapporti che parlavano di migliaia di gatti liberati sull’isola per combattere i ratti. Con il passare del tempo però iniziarono ad emergere le conseguenze di questa missione apparentemente bizzarra.

Non si sa quanti furono davvero i gatti impiegati per la caccia ai topi: migliaia o solo decine?

Oltre ai danni provocati alla vegetazione dagli stessi paracadute e alla morte di migliaia di uccelli intrappolati durante il lancio dei gatti, si scoprì che l’ecosistema del Borneo stava riportando conseguenze impreviste. I gatti, lasciati a loro stessi, predavano non solo i ratti ma anche altre specie di animali selvatici, creando uno squilibrio nell’ecosistema che persiste ancora oggi.

Non solo, a complicare la situazione si aggiungeva anche l’incertezza sul numero di gatti lanciati sull’isola. Mentre alcuni rapporti ufficiali riportavano di quasi 14 mila gatti, altre fonti citavano numeri di moltissimo inferiri, nell’ordine solo di qualche decina. Questo sollevava dubbi sulla veridicità dei resoconti e sulla reale portata dell’operazione.

L’uso massiccio di DDT sull’isola come misura di controllo dei parassiti ha portato a ulteriori interrogativi. Si è ipotizzato che l’accumulo delle sostanze tossiche del DDT abbia contribuito alla morte negli anni successivi degli stessi gatti, che avrebbero ingerito il composto attraverso il consumo di insetti contaminati. Una teoria però mai confermata definitivamente.

L’Operazione Cat Drop non è stata unica nel suo genere. In precedenza, erano stati effettuati altri progetti simili, come il paracadutare castori per migliorare la qualità dell’acqua in alcune aree selvagge. Nulla però a confronto dell’intervento felino nel Borneo, che rimane ancora oggi uno dei casi più noti, e suggestivi, di intervento ambientale mal riuscito.

Tutte le foto: IPA

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