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Da bambino ne era terrorizzato: oggi è un “ritrattista di insetti”. L’avventura di Mofeed Abu Shalwa

I piccoli invertebrati erano la sua fobia. Poi ha superato la paura ed è diventato famoso come fotografo proprio di… insetti! I viaggi che lo portano negli angoli più remoti del mondo gli hanno permesso di scoprire quanto sconfinata e potente sia la Natura. E sono 147 i premi internazionali che si è finora aggiudicato

di Manuela Chimera
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Una buona notizia per tutti coloro che soffrono di entomofobia, la paura degli insetti. La storia del fotografo Mofeed Abu Shalwa ci insegna che è possibile non farsi sconfiggere dalle proprie fobie e anzi trasformarle in qualcosa di straordinario. Shalwa, da bambino, era letteralmente terrorizzato da questi animaletti invertebrati, eppure è diventato famoso proprio per essere il “ritrattista di insetti”: le sue fantastiche fotografie ci mostrano aspetti insoliti e incredibili degli artropodi e ce li fanno conoscere da vicinissimo.

Mofeed Abu Shalwa ricorda che da bambino era terrorizzato soprattutto dagli insetti striscianti. Crescendo, ha prima fatto carriera come ricercatore scientifico, salvo poi dedicarsi alla fotografia naturalistica, vincendo ben 147 premi internazionali. E non solo: la sua vita è costellata da continui viaggi alla ricerca della microfauna nascosta. Da poco, ad esempio, è tornato in Arabia Saudita dopo essere stato nelle isole indonesiane di Seram e Kalimantan, dove ha vissuto un’avventura di 17 giorni che, parole sue, rimarrà per sempre incisa nella sua memoria.

In un’intervista rilasciata a “What’s The Jam”, Shalwa ha raccontato che è diventato un membro di spicco di Buglife, unica organizzazione in Europa che si dedica alla protezione e conservazione di tutti gli invertebrati. Proprio durante il viaggio in Indonesia, ha incontrato diverse specie di coleotteri, fra cui alcuni molto rari, come il Duplipectus degroofi. Una ricerca del fotografo, in collaborazione con le università dell’Europa orientale, ha rivelato che tale specie si trova solamente sull’isola di Seram. Trovare uno di questi coleotteri è stato come scoprire un tesoro nascosto.

per Interno
Gli scatti di Mofeed Abu Shalwa, anche ricercatore scientifico, hanno vinto 147 premi internazionali.

Il Duplipectus degroofi è un insetto molto piccolo, timido e riservato, caratteristiche che rendono difficile vederlo e studiarlo nel suo habitat naturale. Ma il fotografo non si è arreso: è perfettamente consapevole che una delle sfide più grandi del suo lavoro consista, a volte, anche nel dover dormire e sopravvivere nella foresta.

Proprio in quella occasione, infatti, nonostante viaggiasse insieme a ricercatori e specialisti con notevole esperienza sul campo, sapeva benissimo di non aver alcuna protezione contro gli animali che avrebbero potuto fargli visita durante la notte, fra i quali anche insetti velenosi e serpenti.

Il fotografo ha raccontato che sembrava che la natura stesse “mettendo alla prova la loro pazienza”: avevano dormito solo quattro ore, con il suono costante delle cicale che li tenevano svegli (anche perché raggiungeva i 108.9 decibel). Il rumore era così forte e intenso da farli quasi impazzire. E la mancanza di sonno si era fatta poi sentire il giorno dopo, influenzando la loro capacità di orientarsi e di fotografare gli animali.

Dopo cinque notti trascorse così nel cuore della foresta, il team di ricercatori è tornato nel villaggio di Salman. Inizialmente il villaggio, con le sue capanne abitate da insetti e rettili di notte, gli era parso alquanto “primitivo”, ma dopo le notti passate nella profondità della giungla, gli sembrava il paradiso.

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Per riuscire a vedere l’insetto fotografato, dovete guardare bene al centro della foto: la capacità di mimetizzarsi è davvero sorprendente.

Tuttavia la pausa, necessaria per riprendersi dalle fatiche dei giorni precedenti, durò un solo giorno: l’obiettivo era quello di tornare nella foresta per esplorare anche la grotta verticale di Hatusaka, famosa per essere la più profonda di tutta l’Indonesia.
Il percorso per arrivare alla caverna è molto impervio e gli abitanti del luogo non osano avventurarsi al suo interno a causa della sua estrema pericolosità. Dopo aver camminato per circa 12 ore nella fitta giungla, il team è stato purtroppo costretto a dividersi: un altro fotografo, infatti, era stato graffiato da una pianta velenosa. L’incidente ha quasi rischiato di annullare l’intera missione.

Fortunatamente, grazie alla preparazione della loro guida, il fotografo ferito è stato curato. Parte del team è rimasta con lui, mentre gli altri hanno proseguito alla volta della grotta. Shalwa ricorda che il viaggio per raggiungere la loro meta è stato una sfida che andava ben oltre la sua missione di fotografare gli insetti.

Una notte hanno deciso di installare delle luci per attirare più specie di insetti possibili, in modo da poterle studiare. È stato uno dei momenti più gratificanti di tutto il viaggio: sembrava quasi di trovarsi in un laboratorio scientifico immerso nella giungla, dove la “paura, la sfida e il potere della natura si fondevano con la conoscenza e la scienza”.

Purtroppo, le avversità non erano però finite. L’ultimo giorno, mentre stavano tornando indietro, in un punto dove non c’era alcuna copertura per i cellulari o per gli altri mezzi di comunicazione, sono stati colti di sorpresa da piogge torrenziali. Nonostante fossero preparati per un’evenienza del genere, la forza della natura ha avuto la meglio. Shalwa ha perso diverse attrezzature di valore a causa dei rovesci.

Lasciata infine l’isola di Seram per dirigersi verso la giungla di Kalimantan, abitata da animali diversi, il fotografo ha avuto una strana sensazione: sentiva che quell’isola misteriosa gli aveva nascosto un qualche importante segreto.

Questo viaggio straordinario, ha raccontato ancora Shalwa, gli ha permesso di capire quanto la natura sia potente, affascinante e misteriosa. Passione e conoscenza aprono le porte verso mondi che non abbiamo mai sognato esistessero. E con le sue foto Mofeed Abu Shalwa riesce a farcene apprezzare aspetti e dettagli che inevitabilmente non vediamo.
Sulla sua pagina Instagram si possono ammirare i suoi scatti. I primi piani mostrano, ad esempio, quanto possa apparire sorprendente la testa di una libellula vista da molto vicino. E il suo lavoro insegna che, a volte, il modo migliore per superare una paura o una fobia è proprio quello di abbracciarla, accettarla e farla nostra.

Foto: IPA

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