Skip to Content
image description

Così in Tunisia il granchio blu è diventato un business vantaggioso

Da piaga a storia di successo. Tutto grazie all’uso di sistemi di pesca selettivi e non distruttivi, il coinvolgimento di donne, pescatori, commercianti e trasformatori: oggi il granchio blu rappresenta il 25% delle esportazioni di pesce del Paese con 48 aziende coinvolte.

di Redazione

Come far nascere una filiera mai esistita, in un Paese dove non c’è tradizione di consumo dei granchi? Le parole chiave: attrezzatura adeguata, commercializzazione e adattamento. È accaduto in pochi anni in Tunisia dove due specie invasive di granchio blu (Callinectes sapidus, specie atlantica giunta nel Mediterraneo attraverso le acque di zavorra delle navi e ora proliferata sulle coste italiane, e Portunus segnis, specie tropicale arrivata attraverso il Canale di Suez), che dal 2014 avevano cominciato a proliferare su quelle coste, sono diventate oggi per i pescatori tunisini una risorsa importante tanto da far coniare loro un motto: “De l’horreur a l’or”, “Dall’orrore all’oro”.  

Oggi quella del granchio blu è un’economia solida e una filiera completa che include e dà lavoro a pescatori, donne, trasporto e logistica, aziende di trasformazione e commercianti. L’80% dei pescatori usa le nasse (nel 2014 l’intera flotta pescava con le reti). Con risultati eccellenti: un’imbarcazione di 12 metri in Tunisia dotata di nasse pesca in media 500 chili di granchio blu a uscita. E questo crostaceo rappresenta il 25% delle esportazioni di pesce del Paese: nel 2021 in Tunisia questo commercio ha raggiunto le 7.600 tonnellate per un valore di 24 milioni di dollari, una cifra raddoppiata rispetto al 2020. Il cliente principale è il mercato asiatico, cui si sono aggiunti Spagna, Stati Uniti e i Paesi del Golfo Persico. Se all’inizio dell’invasione i pescatori tunisini volevano solo estirpare il granchio blu e non lo vedevano come risorsa, ora quegli stessi pescatori, insieme a ricercatori, ong e autorità, preoccupati di fronte ai primi segni di sovrasfruttamento dello stock, si chiedono come gestire la pesca del granchio blu in modo sostenibile, per assicurare che resti “oro” per la Tunisia. 

«L’Italia di oggi è la Tunisia del 2014: prevedere quanto sta accadendo sarebbe stato possibile, e una gestione con una vera visione a lungo termine e non miope di fronte al tema del cambiamento climatico ci avrebbe premesso di arrivare preparati», ha dichiarato Isabella Pratesi, direttore del Programma di Conservazione di WWF Italia. «Possiamo ancora imparare dall’esperienza dei nostri vicini, evitando di compiere errori, come l’utilizzo di sistemi non selettivi, soprattutto sotto costa, che potrebbero essere fatali per i nostri mari già duramente impoveriti e danneggiati dalle attività umane e dal cambiamento climatico, e adottare una vera gestione adattativa, imparando  a gestire nuove risorse ittiche come il granchio blu che possono fornire una fonte di guadagno alternativa a pescatori e agli operatori di tutta la filiera». 

(Foto d’apertura: IPA)

Copyright © 2024 – Tutti i diritti riservati

WordPress Ads