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I granchi blu stanno attaccando l’Italia

Questi crostacei “alieni” fanno strage di orate nella laguna di Orbetello mentre nell’Adriatico divorano vongole, cozze e ostriche. «Sono una calamità, mangiano tutto quello che trovano».

di Alessio Pagani

C’è una guerra silenziosa che si combatte nei mari italiani. Nelle acque salmastre delle lagune. Come in quella di Orbetello, in Toscana, o nell’alto Adriatico, tra la Romagna, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Zone importanti per l’allevamento ittico di orate, cozze, vongole e ostriche che, però, ora sono sotto attacco. Costrette a difendersi, con i pochi mezzi a disposizione, dall’invasione dei granchi blu atlantici.

Si tratta di una specie originaria delle coste del continente americano che, negli ultimi anni complice anche il cambiamento climatico con il relativo innalzamento delle temperature del Mediterraneo, si sta diffondendo anche nel Mediterraneo. Sono grossi questi granchi, fino a 15 centimetri di lunghezza e 23 di larghezza, ma soprattutto aggressivi con le altre creature marine e voraci. «Si nutrono di tutto ciò che incontrano», raccontano gli allevatori di pesce. «Qui a Orbetello fanno strage delle orate».

«I pesci di allevamento rischiano di essere decimati in poco tempo», chiarisce Andrea Bartoli, vice presidente Confcooperative Fedragripesca Toscana. «Un anno fa i granchi blu erano appena centinaia, ora sono quintali. Mangiano anche vongole e cozze e anche la pesca delle anguille è diminuita del 30%, perché recidono tutte le reti». 

I danni per il settore, così, sono incalcolabili. Non solo in Toscana. Perché in Adriatico, probabilmente, la situazione è ancora peggiore. Complici le alluvioni, infatti, l’eccesso di acqua dolce che si è riversato in laguna ne ha favorito la proliferazione. Stesso discorso per le aree del delta del Po. In queste aree così le stime parlano di danni a oltre il 50% della produzione.

«Chiediamo misure urgenti per arginare questa specie aliena originaria dell’Atlantico che non conosce predatori in natura, se non l’uomo, e che minaccia l’ecosistema e rischia di mettere in ginocchio le filiere dei molluschi bivalvi», fa sapere il vice presidente Fedagripesca, Paolo Tiozzo. «Le razzie negli allevamenti si intensificano. andando a vanificare le semine di prodotto per i mesi a venire. Occorre evitare che la situazione diventi ingestibile e che una volta finite cozze, vongole e ostriche, il granchio blu prenda di mira altre specie».  

I pescatori chiedono indennizzi e sostegno per ripulire il mare dai granchi, per coprire i costi di abbattimento ma anche di smaltimento a carico dei pescatori, creando un fondo specifico da istituire presso il Ministero dell’Agricoltura, oltre al ristoro dei danni finora subiti. Tra le soluzioni proposte, poi, c’è quella di creare una filiera del granchio blu, le cui carni sono molto apprezzate, ma che arginerebbe solo parzialmente il problema. Il mercato cerca solo gli esemplari più grandi, mentre i più piccoli, che sono tanti, i pescatori non riescono a venderli ma non possono essere lasciati in acqua. Per l’allevamento ittico tradizionale, infatti, sarebbe la fine.

(Foto d’apertura: IPA)

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