Compagnia aerea nega l’imbarco del pappagallo di supporto emotivo di una nonnina. Ma c’è il lieto fine
Partita da New York per un soggiorno a Porto Rico, l’ottantenne Maria Fraterrigo è rimasta bloccata ai Caraibi in seguito a un disguido avuto con la compagnia Frontier Airlines. La società non ha infatti permesso alla donna di imbarcare sull’aereo di ritorno il suo pappagallo di supporto emotivo, Plucky, un compagno che la signora non voleva assolutamente abbandonare. Ma la vicenda, finita sui giornali, ha preso una piega diversa
di Lorenzo Sangermano
Un viaggio da sogno si è trasformato in un incubo per Maria Fraterrigo, un’ottantunenne originaria del Bronx, rimasta bloccata a Porto Rico dopo che la compagnia aerea Frontier Airlines le ha negato la possibilità di imbarcare sul volo di ritorno per New York il suo pappagallo cenerino africano di nome Plucky.
La signora Fraterrigo era partita da New York il 4 gennaio scorso, decollando dall’aeroporto internazionale John F. Kennedy in direzione di Porto Rico senza alcun problema. Plucky, il suo compagno di viaggio alloggiato in un trasportino approvato dalla TSA (Transportation Security Administration), era al suo fianco. I due avevano viaggiato insieme innumerevoli volte, soprattutto quando era ancora in vita il marito di Maria, Richard, scomparso nel 2019.
Nato vent’anni fa, Plucky era diventato una fonte di conforto per Maria proprio dopo la perdita del marito. “Mi tiene compagnia, mi parla, mi fa ridere quando sono giù”, ha raccontato la signora a WCBS-TV.
Il volo di ritorno a casa, previsto il 5 aprile, non si è però rivelato facile come il precedente. Dopo aver superato i controlli di sicurezza all’aeroporto internazionale Luis Muñoz Marín di San Juan, Maria si è presentata al gate d’imbarco, dove il personale di Frontier Airlines le ha comunicato con fermezza che non le sarebbe stato permesso di salire a bordo con il suo pappagallo.
“‘No, no, è stato un errore del personale dell’aereoporto di New York lasciarla partire con quel pappagallo. Se vuole salire sul volo, si liberi dell’uccello’”, hanno detto senza complimenti alla signora Fraterrigo.
La motivazione addotta dalla compagnia aerea si è basata dunque su una presunta errata gestione della pratica al momento della partenza della donna da New York. Secondo quanto dichiarato da Frontier Airlines in un comunicato, i pappagalli non rientrano nella categoria degli animali di supporto emotivo ammessi a bordo.
Il figlio di Maria, Robert, residente in Florida, si è subito attivato per cercare una soluzione. Ha contattato Frontier Airlines, da cui ha ricevuto come unica offerta un rimborso parziale del biglietto di circa 190 dollari e un voucher di 250 dollari.
Robert ha quindi cercato alternative contattando compagnie aeree più piccole e valutando la possibilità di un volo charter privato per riportare sua madre a Tampa, dove vive, ma senza successo. “Mia madre non ha fatto nulla di male e ha solo bisogno di essere accudita e riportata a casa. Non desidera altro che tornare a casa e nessuno vuole aiutarla”, ha dichiarato il figlio della signora.
Per la donna una cosa era certa: non avrebbe abbandonato Plucky. Il pappagallo è infatti per lei un vero e proprio componente della famiglia. “Voglio solo tornare a casa. Questo è tutto quello che desidero”, ha ripetuto la signora Fraterrigo.
Fortunatamente l’intervento dei media, che hanno riportato la vicenda del pappagallo di supporto emotivo, ha dato una svolta importante alla situazione. Dopo che la storia è stata diffusa da diverse testate, la compagnia aerea ha avviato un’indagine interna e si è impegnata a collaborare con la famiglia Fraterrigo per trovare una soluzione.
Ed è finita così: Frontier Airlines ha da poco rilasciato un aggiornamento sulla vicenda, comunicando di aver “permesso il ritorno di Plucky a New York” e scusandosi “per qualsiasi confusione possa essersi verificata in merito alle nostre politiche”.
Quel che insegna ai proprietari questa avventura è che, per viaggiare in aereo senza problemi con i propri animali, è bene informarsi prima della partenza delle limitazioni adottate dalle compagnie. La presenza di un animale di supporto emotivo, quale esso sia, va segnalata per tempo, così da evitare di incorrere in inconvenienti. In generale le compagnie aeree, invece, da questa storia possono trarre una riflessione sulla preparazione del proprio personale: con la conoscenza delle regole e la dovuta gentilezza, si possono infatti evitare spiacevoli incomprensioni.
Foto: Facebook / Robert Fraterrigo
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