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Catturano i koala con i droni a fin di bene: l’esperimento australiano

Sapevi che una delle principali minacce alla sopravvivenza dei koala in Australia è una malattia invisibile e pericolosa? Si tratta della Clamidia, un batterio che colpisce questi iconici marsupiali e sta mettendo a rischio intere popolazioni. Per combattere questa emergenza, un team di esperti ha intrapreso un progetto molto importante nel Barrington Wildlife Sanctuary, un’oasi naturale nel Nuovo Galles del Sud. Attraverso tecnologie all’avanguardia, cure veterinarie intensive e una visione a lungo termine, stanno lavorando per creare una popolazione selvatica libera da questa minaccia

di Filippo Bocchini
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Nel Barrington Wildlife Sanctuary, una vasta area di 400 ettari nel Nuovo Galles del Sud, in Australia, un team di esperti è impegnato in una missione straordinaria: liberare i koala dalla Clamidia, un batterio che mette a dura prova la sopravvivenza di questa specie simbolo del Paese. In questo progetto, otto esemplari sono stati catturati e sottoposti a controlli sanitari approfonditi in un programma ambizioso guidato dall’organizzazione Aussie Ark, in collaborazione con Ecosure ed Endeavour Veterinary Ecology. 

La Clamidia è una minaccia silenziosa ma letale per i koala. Questo nemico invisibile provoca infatti a questi esemplari cecità, infertilità e, se non trattato, anche la morte. Per Tim Faulkner, direttore di Aussie Ark, combattere questa malattia è quindi una priorità assoluta, ed eliminarla in un luogo come il Barrington Wildlife Sanctuary non significa solo proteggere una singola popolazione, ma anche aprire la strada a nuove strategie per preservare la specie in tutto il Paese. 

Per sette giorni, il team ha lavorato instancabilmente, utilizzando droni dotati di telecamere termiche per individuare gli esemplari nascosti tra i rami degli alberi durante la notte.
Una volta localizzati, alcuni specialisti in arrampicata hanno raggiunto gli animali per catturarli in sicurezza. Ogni koala è stato poi portato presso una struttura di Aussie Ark, dove il dottor Julien Grosmaire, veterinario specializzato, ha condotto una serie di esami dettagliati sotto anestesia. Gli accertamenti comprendevano controlli fisici, ecografie, analisi del sangue e prelievi per verificare la presenza della malattia. 

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La clamidia, se non curata, causa cecità, infertilità e anche la morte dei koala.

I risultati sono stati preoccupanti: ben cinque degli otto esemplari sono risultati positivi alla Clamidia. Per questi, è stato quindi necessario un trasferimento immediato in ospedali attrezzati, dove hanno ricevuto cure specifiche, inclusi interventi chirurgici nei casi più gravi.
Solo una volta guariti, questi animali potranno tornare nel loro habitat all’interno del santuario, riprendendo il loro ruolo nella popolazione selvatica.
Gli altri tre koala, invece, sono stati dichiarati sani e hanno potuto fare ritorno immediato nel santuario. Tra questi c’erano anche una madre e il suo cucciolo, il cui rilascio è stato un momento di grande emozione per tutto il team. 

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Il numero di koala sta diminuendo rapidamente, non solo per colpa della clamidia, ma anche a causa della perdita del loro habitat, degli incidenti stradali di cui son spesso vittime, dei predatori e del cambiamento climatico in generale.

Hayley Shute, responsabile della conservazione presso Aussie Ark, ha descritto il momento come uno dei più significativi della sua carriera e un esempio di speranza per il futuro. Ma questo, come ha spiegato, è solo l’inizio: il progetto richiede ulteriori analisi, nuove operazioni di monitoraggio tramite droni e una costante collaborazione con la comunità scientifica per garantire che l’obiettivo di una popolazione completamente libera dalla Clamidia sia raggiunto. Un traguardo essenziale per migliorare la resilienza e la sopravvivenza della specie. 

La situazione dei koala selvatici in Australia rimane però drammatica. Gli esperti stimano che, senza interventi immediati, questa specie potrebbe estinguersi entro il 2050.
Oltre alla Clamidia, i koala devono infatti affrontare una combinazione di minacce devastanti, come la perdita del loro habitat, l’attacco dei predatori, gli incidenti stradali e i cambiamenti climatici. Nonostante i costi enormi (si parla di oltre 60.000 dollari per il trattamento di ogni singolo koala) Tim Faulkner, direttore di Aussie Ark, ribadisce che questi sforzi sono indispensabili. Per lui, i koala rappresentano molto più di un’icona della fauna australiana: sono simboli di una lotta per preservare la biodiversità.
In una recente intervista, l’uomo ha descritto tutta la sua vicinanza nei confronti di questi animali, affermando di provare ogni volta “sofferenza e dolore” nel vederne uno malato. 

In un periodo in cui il tempo è prezioso per molte specie minacciate, il progetto di Barrington emerge come un segnale di speranza. Salvare i koala significa preservare un tesoro inestimabile del patrimonio naturale australiano ed è una dimostrazione concreta che, con dedizione e innovazione, anche le sfide più complesse possono essere superate. 

In apertura: Il team di Aussie Ark sta catturando i koala per poterli sottoporre a degli esami medici. L’obiettivo è sconfiggere un nemico subdolo e silenzioso come la Clamidia.

Foto: IPA

Video: Instagram / @aussieark

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