Cane o gatto? Ecco qual è l’animale preferito dagli elettori di Trump
L’orientamento politico può influenzare la scelta del proprio animale domestico. E’ la tesi di un nuovo studio condotto dall’Università di York. Gli scienziati hanno scoperto che, mentre negli Stati Uniti gli elettori democratici sono in genere più propensi ad apprezzare la compagnia di un gatto, i repubblicani preferiscono invece i cani
di Lorenzo Sangermano
Negli Stati Uniti la politica è in grado di influenzare molti aspetti della vita quotidiana, persino la scelta degli animali domestici.
Una recente ricerca condotta dal dipartimento di psicologia dell’Università di York e un’analisi dell’AP VoteCast sulle elezioni presidenziali del 2024 hanno confermato una curiosa tendenza: i repubblicani, e in particolare gli elettori di Donald Trump, preferiscono i cani, mentre i democratici tendono ad amare di più i gatti. Ma quali sono le basi scientifiche di questa associazione tra preferenze politiche e animali domestici?
I ricercatori, guidati dalla dottoressa Chantelle Ivanski, hanno analizzato un ampio dataset proveniente dallo studio Attitudes, Identities, and Individual Differences (AIID), che includeva informazioni sull’identità politica auto-dichiarata, valutazioni esplicite di cani e gatti e punteggi su un test di associazione implicita (IAT) che misurava gli atteggiamenti verso gli animali domestici presi in considerazione.
“Abbiamo riscontrato che un maggiore conservatorismo politico si associava a valutazioni più negative dei gatti e a una preferenza complessiva per i cani. Lo stesso accadeva anche dopo aver controllato variabili demografiche come età, genere, reddito ed etnia”, ha spiegato la dottoressa Ivanski.
Nello specifico, il team ha costruito diversi modelli di equazioni strutturali per esaminare il legame tra identità politica e preferenze per cani e gatti. I risultati hanno mostrato che, sebbene il conservatorismo politico non sia un predittore significativo delle valutazioni positive dei cani, è invece associato a valutazioni più negative dei felini.
“Queste scoperte suggeriscono che le differenze politiche tra liberali e conservatori si estendono anche a preferenze apparentemente banali come la scelta dell’animale domestico”, ha commentato Ivanski. “I nostri dati indicano che i conservatori tendono ad avere una visione più negativa dei gatti e a preferire in modo più marcato i cani rispetto ai loro omologhi liberali”.
I ricercatori hanno anche esaminato i dati sulle elezioni presidenziali del 2016 e quelli sui tassi di proprietà di cani e gatti a livello statale. I risultati dell’indagine hanno mostrato che i 10 Stati con la più alta percentuale di proprietari di cani erano gli stessi che avevano espresso il maggior sostegno all’ex presidente Donald Trump nelle elezioni del 2016. Al contrario, solo 3 dei 10 Stati esaminati avevano i più alti livelli di proprietà di gatti.
Gli esperti sottolineano che, sebbene i risultati siano statisticamente significativi, gli effetti osservati sono di entità modesta. Ciò significa che, pur essendoci una tendenza generale, le preferenze per cani o gatti non possono essere considerate un indicatore infallibile delle inclinazioni politiche di un individuo.
“Ci sono sicuramente altre variabili, come la personalità e lo stile di vita, che influenzano le preferenze per determinate specie animali”, ha concluso la dottoressa. “La nostra ricerca suggerisce semplicemente che l’identità politica può essere uno dei fattori che contribuiscono a queste preferenze, in misura però relativamente limitata”.
Foto: IPA
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