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Blobfish: il pesce degli abissi (bruttissimo solo quando è in superficie) ha conquistato la Nuova Zelanda

Conosci questo pesce così… affascinante? Considerato in passato come l’animale più brutto del mondo, ha recentemente ricevuto un riconoscimento inaspettato ed è stato incoronato “pesce dell’anno” in Nuova Zelanda. Abituato a vivere nelle profondità più oscure e misteriose degli oceani, ha sviluppato caratteristiche uniche per sopravvivere in condizioni estreme, diventando simbolo della resilienza della vita marina e della necessità di proteggere ecosistemi fragili e poco conosciuti

di Filippo Bocchini
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Nelle oscure profondità oceaniche al largo di Nuova Zelanda, Australia e Tasmania, vive una creatura dall’aspetto singolare: il blobfish (Psychrolutes marcidus). Questo pesce, che un tempo venne etichettato come l’animale più brutto del mondo, oggi si è guadagnato un nuovo e più prestigioso titolo: quello di “pesce dell’anno” in Nuova Zelanda. Il riconoscimento è arrivato grazie a un concorso promosso dal Mountain to Sea Conservation Trust, un’organizzazione che si occupa di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla fauna marina locale. Con circa 1.300 voti su oltre 5.500 totali, il blobfish si è imposto come simbolo della biodiversità degli abissi, attirando l’attenzione su una specie poco conosciuta ma perfettamente integrata nel proprio habitat.

Adattatosi a vivere tra i 600 e i 1.200 metri di profondità, il blobfish possiede un’anatomia straordinaria: privo di scheletro completo, muscoli definiti e vescica natatoria, il suo corpo gelatinoso ha una densità inferiore a quella dell’acqua, il che gli permette di fluttuare senza sforzo vicino al fondale marino, evitando di consumare energia per nuotare. Questa condizione è essenziale per sopravvivere in un ambiente dove il cibo scarseggia e il movimento deve essere ridotto al minimo.
Nel suo habitat naturale, l’elevata pressione dell’acqua mantiene la sua forma compatta, facendolo apparire come un pesce “normale”. Se risale in superficie, però, la mancanza di questa pressione lo trasforma in una massa molle e informe, rafforzando la sua reputazione di animale dall’aspetto fuori dal comune. Questa immagine è diventata iconica dopo che una fotografia scattata anni fa da un membro di un equipaggio di ricerca ha fatto il giro del mondo, trasformando il blobfish in un simbolo di “stranezza” della natura.

Il blobfish ha una longevità notevole, con una vita stimata fino a 130 anni e uno sviluppo estremamente lento: un ritmo di crescita comune tra gli organismi degli abissi, dove le condizioni ambientali rendono l’esistenza più difficile e la riproduzione più complessa. Le femmine possono deporre fino a 100.000 uova in un unico nido e le sorvegliano con cura fino alla schiusa. Questo comportamento suggerisce un livello di cura parentale insolito per un pesce di profondità, rendendo il blobfish ancora più interessante dal punto di vista scientifico.
Tuttavia, a causa della scarsità di studi approfonditi sulla specie, il suo stato di conservazione resta ancora poco chiaro. Ciò che è certo è che la pesca a strascico in acque profonde rappresenta una minaccia significativa: non solo potrebbe ridurre la popolazione di questi animali, ma anche alterare il delicato ecosistema in cui vivono.

Nonostante la sua notorietà legata all’estetica poco convenzionale, oggi il blobfish è diventato un esempio della straordinaria capacità di adattamento agli ambienti più estremi. La sua vittoria come “pesce dell’anno” non è solo un riconoscimento curioso, ma un’opportunità per aumentare la consapevolezza sulla vita negli abissi marini e sulla necessità di proteggerla. Conoscere e comprendere meglio queste creature può aiutare a preservare gli ecosistemi oceanici, spesso trascurati ma fondamentali per l’equilibrio della vita sul nostro pianeta.

Foto: Facebook / Mountains to Sea Conservation Trust

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