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Arrivano dall’Argentina i primi cinque cavalli al mondo geneticamente modificati

Nuovo passo avanti nel settore della biotecnologia: in Argentina sono nati i primi cinque cavalli transgenici al mondo. Tutto merito della tecnica di “editing genetico”, nota con la sigla di CRISPR-Cas9. Ma a fronte di tanto entusiasmo per l’impatto di tale risultato, c’è anche chi si preoccupa delle possibili implicazioni e solleva dubbi di natura etica

di Manuela Chimera
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A dare la notizia è stato “Forbes Brasil“: in Argentina sono nati i primi cinque cavalli al mondo frutto dell’ingegneria genetica. Si tratta di un progresso assoluto per quanto riguarda il settore della biotecnologia equina, le cui implicazioni nell’ambito della medicina veterinaria, dell’agricoltura e dei settori relativi al miglioramento genetico sono promettenti e ancora tutte esplorare. Tuttavia c’è anche chi si preoccupa delle possibili implicazioni: questi cavali geneticamente modificati che impatto avranno sul nostro futuro? 
Ma come è stato possibile creare cavalli geneticamente modificati? Senza scendere troppo nei dettagli tecnici, tutto è stato merito del lavoro di un gruppo di scienziati argentini afferenti alla Kheiron SA, una società di biotecnologia. Grazie a finanziamenti con capitali locali, per modificare il DNA di questi equini gli scienziati hanno sfruttato una tecnica di editing genetico ribattezzata CRISPR-Cas9.

Questa tecnica sofisticatissima permette di tagliare con precisione il DNA, seguendo la guida di specifiche sequenze di RNA. Un metodo si è rivelato particolarmente utile per evitare di creare, a seguito di questi tagli, pezzettini casuali di DNA che dessero vita accidentalmente a Organismi Geneticamente Modificati (gli OGM, per intenderci) non desiderati. Cosa vuol dire? Che secondo le normative nazionali e internazionali in materia di editing genetico, questi cavalli non sono considerati OGM, bensì equini naturali.
Una volta tagliato il DNA, i suoi meccanismi naturali di riparazione hanno permesso ai ricercatori sia di inserire, sia di modificare le sequenze genetiche. Con un altissimo tasso di precisione.
Secondo “Forbes Brasil”, ci troviamo davanti a “un traguardo senza precedenti nella biotecnologia” che avrà un potente e innovativo impatto “sull’agricoltura, la medicina veterinaria e altri settori del miglioramento genetico”. Non è la prima volta che tale tecnologia è usata in campo animale. Erra già stata utilizzata in precedenza ad esempio per migliorare l’allevamento del bestiame e cercare di preservare alcune specie in via d’estinzione.

In ambito equino, questa tecnica permette di selezionare tratti e caratteristiche desiderabili di una certa generazione di cavalli. Il che si tradurrebbe con la velocizzazione dello sviluppo di esemplari con le prestazioni volute (con i metodi tradizionali ci si metterebbe molto di più). In parole povere, si potranno far nascere cavalli molto veloci, o molto potenti, o imbattibili nella riproduzione.
La Kehiron SA già in passato si era interessata della clonazione equina, ma questa volta è andata oltre: l’editing genetico è stato utilizzato per esemplari ad alte prestazioni. In particolare gli scienziati si sono concentrati su uno specifico gene (se siete interessati il suo nome è MSTN) che interviene nella regolazione della crescita muscolare. I risultati ottenuti sono stati molto più sicuri e accurati e gli scienziati si sono anche garantiti che “tali modifiche  saranno trasmesse alla generazione successiva”.
Una prospettiva molto interessante. In pratica, però, tutto ciò a cosa potrebbe servire? Innanzitutto, modificando il gene in questione si potrebbero migliorare alcune capacità fisiche dei cavalli, fra le quali velocità e resistenza. Inoltre questa tecnica potrebbe aiutare a prevenire determinate malattie ereditarie: si corregge il gene malato e le relative mutazioni ed ecco che si migliora la qualità di vita dei cavalli che nasceranno, riducendo anche i costi veterinari legati alle cure. 

Nonostante il progetto abbia seguito i criteri stabiliti dalla Direzione Nazionale della Bioeconomia e della Commissione Consultiva Nazionale per le Biotecnologie Agricole (CONABIA), ovvero gli enti che in Argentina regolamentano lo studio delle biotecnologie, c’è anche chi si preoccupa dei possibili usi impropri di tali tecnologie. Se da una parte si tratta di migliorare le prestazioni fisiche e sportive dei cavalli, chi assicura che non si abusi di tali tecnologie per errare nella direzione di una sorta di “doping genetico”? Inoltre, dal punto di vista etico, della biodiversità e della ricchezza del patrimonio genetico, come si configura tutto ciò? Quali potrebbero essere le conseguenze sul lungo periodo di questo processo di miglioramento dei cavalli così veloce? A grandi rivoluzioni scientifiche corrispondono sempre grandi interrogativi. 

Foto: IPA

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