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Li credevamo muti. E invece “parlano”

Ci sono animali che consideravamo assolutamente silenziosi e in verità comunicano tra loro, come le tartarughe. Ora, grazie a uno studio che ha evidenziato queste capacità, possiamo anche ascoltarli.

di Alessio Pagani

Questo è il suono di una tartaruga dal guscio molle gigante della Nuova Guinea che “parla” con un suo simile. Lo si può ascoltare qui. Il merito è dei ricercatori dell’Università di Zurigo e del loro studio pubblicato su Nature Communication. Un lavoro che ha contribuito a sfatare diverse credenze. Come il fatto che le tartarughe non emettessero suoni. E invece, così come tanti altri animali, non sono affatto mute. Lo scopo del lavoro era quello di capire se le vocalizzazioni tra i vertebrati avessero o meno un’origine comune. E così per cercare di capirne qualcosa di più in materia, gli studiosi hanno registrato le vocalizzazioni di diversi vertebrati.

53 le specie monitorate: tra loro 50 differenti tipi di tartarughe, il tuatara (un rettile paragonabile alle nostre lucertole), un pesce polmonato e un anfibio vermiforme appartenente agli Gimnofioni. I risultati hanno così dato ragione all’ipotesi di partenza: tutti gli animali presi in esame, infatti, fanno ricorso a comunicazione acustiche, che i ricercatori definiscono variate, sebbene in alcuni casi si tratti di suoni appena percettibili. Ma non solo. Perché si tratta anche di suoni diversi, come cinguettii, brontolii e clic, emessi a seconda delle necessità.

Così, gli autori dello studio si sono chiesti quanto fosse antica la comunicazione vocale degli animali e hanno provato a tracciarne l’evoluzione. Nonostante ricerche precedenti abbiano sottolineato che il linguaggio degli animali risale a circa 200 milioni di anni fa, i ricercatori che hanno portato avanti questo nuovo studio hanno fatto risalire il linguaggio animale a 407 milioni di anni fa. Ovvero lungo un lasso di tempo decisamente più ampio.  

(Foto d’apertura: IPA)

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