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I daini di Classe rischiano la macellazione? La procura apre un fascicolo

La denuncia arriva dagli animalisti. L’ente che tutela il Delta del Po vuole ridurre il nucleo di 700 esemplari nella pineta di Classe e ha pubblicato un avviso pubblico in cui si parla anche del valore della carne degli animali.

di Alessio Pagani

Diciamolo subito a scanso di equivoci, per ora non ci sono indagati. Ma la procura della Repubblica di Ravenna ha aperto un fascicolo, al momento solo conoscitivo, su un avviso pubblico del Parco del Delta del Po per la ricerca di aziende interessate a occuparsi del piano triennale per catturare e delocalizzare i daini della pineta di Classe. La procura si è mossa dopo aver ricevuto un esposto da un’associazione e un comitato che chiedono di valutare l’esistenza di condotte penalmente rilevanti nell’atto. Gli animalisti, infatti, sono sul piede di guerra perché temono che la delocalizzazione degli animali non autoctoni, circa 700 esemplari che da anni abitano questa porzione di Parco del Delta del Po, in provincia di Ravenna, si traduca nella loro macellazione. Nell’avviso pubblicato lo scorso 29 agosto, tecnicamente una procedura esplorativa, si ricercano, infatti, operatori in grado di attuare proprio la delocalizzazione. Per loro non ci sarà però un compenso, perché il guadagno sarà rappresentato dagli stessi animali. Ed è proprio il Parco a valutarli: si stima un peso utile di 25 chili per i maschi e 20 per le femmine a un valore tra 4 e 4,3 euro al kg. «Il valore lordo della concessione derivante dagli introiti dell’attività è stimato in 83.700 euro oltre all’Iva a decorrere dall’anno 2023», si legge nell’avviso. Questo perché si considera di riuscire a catturare al massimo 300 capi all’anno tra Pineta di Classe e Pineta di Volano. Detto così, quindi, il destino dei daini sembra segnato, destinazione macello. Questo però non è nero su bianco nel documento. Non c’è alcun riferimento esplicito alle attività di macellazione, visto che tecnicamente si parla di «cattura e delocalizzazione» anche se, ed è altrettanto chiaro, l’unica entrata per chi dovrà svolgere le attività sta proprio nel valore della carne dei daini. Da qui la presa di posizione di diverse associazioni animaliste, seguite a interrogazioni di consiglieri regionali emiliano romagnoli. «Nonostante il fatto acclarato della presenza di lupi, che mantengono in naturale equilibrio la popolazione dei daini, nonostante l’invito accorato di associazioni e cittadini ad installare dissuasori lungo le strade», scrivono gli animalisti della Rete a tutela dei daini di Classe e di Lido di Volano, «e nonostante i documenti della Regione stessa attestino danni più che esigui alle colture e un numero bassissimo di incidenti, i nostri amministratori non cancellano la scelta crudele ed insensata di destinare i daini a zone di prelievo, cioè di caccia».

(Foto: @lidodiclasse)

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