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Tagliano il corno ai rinoceronti per salvare loro la vita!

Una pratica certo estrema, ma necessaria per prevenire gli assalti dei bracconieri, avidi di corni da vendere a caro prezzo sul mercato illegale. Non impressionatevi: gli animali non soffrono, perché i loro corni non sono di osso ma di peli molto fitti e durissimi, quindi l’intervento di Wild at Life non provoca alcun dolore.

di Silvia Stellacci
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Tagliare il corno ai rinoceronti senza procurare loro dolore prima che a strapparlo siano i bracconieri killer. E’ questa l’operazione messa in atto in Sudafrica da una Ong che opera in tutto il mondo per la salvaguardia e la tutela della fauna selvatica in pericolo.
Vi raccontiamo una storia emozionante e quasi incredibile, che ritrovate nel lungo e straordinario video che pubblichiamo.

Un telo nero copre gli occhi di alcuni rinoceronti nella savana sudafricana. Nelle orecchie, ci sono tappi per impedire che il rumore della sega usata per tagliare il corno li spaventi, e alla caviglia un braccialetto che permette di localizzarli in ogni momento.
Intorno, gli umani che cercano di salvar loro la vita dalle conseguenze mortali del bracconaggio. Sono i volontari dell’organizzazione non governativa Wild at Life, che dallo scorso ottobre ha avviato una missione in Sudafrica per portare avanti la conservazione e la salvaguardia della specie.

Nel mondo esistono cinque varietà di rinoceronte: in Africa vivono quelli bianchi e neri, mentre in Asia ci sono quelli indiani, di Giava e di Sumatra. Tutti sono a rischio estinzione a causa dei loro ricercatissimi corni: che non sono di osso, come si potrebbe pensare, ma di ciuffi di peli fittissimi e rigidi incollati fra loro dalle secrezioni delle ghiandole sebacee. Vengono venduti sul mercato proibito a circa 65mila dollari al chilo, per presunti e incredibili poteri afrodisiaci e curativi loro attribuiti nella medicina cinese e vietnamita.

L’alta richiesta, e il valore dei corni come status symbol da esporre come trofei di caccia e trasformati in soprammobili, alimentano un’attività illegale di bracconaggio, che solo nel 2023 ha portato alla morte di 500 rinoceronti in Sudafrica, con un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente. È per questo che Wild at Life ha deciso di intervenire nel territorio attraverso una combinazione di sorveglianza, monitoraggio e azione sul campo che fa la differenza nella protezione di questi animali vulnerabili.

E questa Ong ha messo a punto anche un’altra iniziativa salvavita: l’introduzione di braccialetti alimentati con l’intelligenza artificiale. Grazie a questi dispositivi di tracciamento – più leggeri, economici e durevoli dei collari GPS – si possono raccogliere informazioni che danno indicazioni preziose sulla salute e il benessere dei rinoceronti, sulle loro preferenze di habitat, i modelli di migrazione e le routine quotidiane, fondamentali per strategie di conservazione che siano davvero efficaci.

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Un corno tagliato con la pratica indolore e sicura messa in atto dalla Ong Wild at Life.
Foto: Facebook / Wild at Life


«Questi dispositivi sono un potente strumento contro il bracconaggio», si legge sul sito di Wild at Life. «Grazie alle funzionalità di tracciamento in tempo reale, possiamo rispondere rapidamente a qualsiasi attività sospetta o minaccia per la sicurezza dei rinoceronti. Ciò consente alle forze dell’ordine e alle squadre di conservazione di intervenire tempestivamente, salvando anche vite umane e scoraggiando i bracconieri».

Ma l’attività più emozionante portata avanti dall’Ong per proteggere i rinoceronti da questo pericolo è il “de-horning”, come si diceva, cioè la rimozione sicura e controllata dei loro corni che ha lo scopo di disincentivare la caccia illegale. Una pratica considerata da alcuni estrema e controversa, ma nella maggior parte dei casi ritenuta necessaria per salvare questi animali dalla violenza del bracconaggio.
Il taglio non provoca sofferenza, perché è come se ad essere eliminati fossero unghie e capelli, dato che i corni sono fatti di cheratina.
I rinoceronti, però, sono spaventati e infastiditi dalla sega che viene utilizzata per il de-horning. Per questo vengono prima sedati con un medicinale sparato a distanza, da esperti a bordo di un elicottero, poi vengono bendati e protetti da eventuali schegge e dal rumore con speciali tappi nelle orecchie.
Solo a questo punto, e nella totale sicurezza per l’animale, si procede con la de-cornazione, che avviene a circa 7 centimetri dalla base del corno anteriore e a 5 centimetri dalla base del corno posteriore. Un taglio che va ripetuto ogni due anni perché il corno, appunto come i capelli, ricresce.

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Un esemplare appena dopo il de-horning. Nelle orecchie ha appositi tappi perché non venga spaventato dal rumore della speciale sega utilizzata. Foto: Facebook / Wild at Life.

«Tagliando i corni in modo sicuro e non doloroso, eliminiamo il rischio per i rinoceronti di subire il trauma dei tentativi di bracconaggio», scrivono sul sito di Wild at Life. «Si tratta di una misura preventiva che mira a mantenere questi animali sani e prosperi nei loro habitat naturali. Inoltre, i corni rimossi vengono spesso immagazzinati o marcati con un colorante indelebile, rendendoli così invendibili sul mercato nero».

Anche la raccolta del plasma e del sangue da rinoceronti sani è un’iniziativa inaugurata dall’Ong in Sudafrica. Quando uno di questi erbivori è aggredito, spesso viene lasciato morire dissanguato dai bracconieri che gli hanno procurato un’enorme ferita in corrispondenza dei corni rimossi. In questi casi, Wild at Life cerca di intervenire utilizzando il sangue raccolto per trasfusioni salvavita.
«Quando un esemplare viene braccato e sopravvive al calvario – scrivono sul sito – ogni rinoceronte donatore di plasma diventa un potenziale salvatore per la sua specie, offrendo una seconda possibilità di vita ai compagni che hanno sofferto per mano dei bracconieri».

Foto d’apertura: l’operazione di de-horning e una squadra di volontari specializzati. Foto: Facebook / Wild at Life.

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