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Sorpresa! I delfini hanno un settimo senso: possono rilevare campi elettrici 

Uno studio dell’Università tedesca di Rostock, da poco pubblicato, ha rivelato questo “superpotere” unico nei tursiopi. Finora, si sapeva che solo l’ornitorinco e l’echidna australiano ne fossero dotati.

di Silvia Stellacci

I delfini sono fra i pochi mammiferi dotati di sei sensi. Oltre al gusto, all’olfatto, all’udito, alla vista e al tatto, possiedono il senso dell’echolocazione: le onde sonore che emettono rimbalzano sugli oggetti in acqua, consentendo loro di individuare persino un piccolo pesce a oltre 90 metri di distanza. 

Ora, una serie di esperimenti ha confermato che il tursiope comune (tursiops truncatus), la specie maggiormente presente anche nei delfinari, possiede un settimo senso: è in grado di rilevare i campi elettrici, una capacità che lo aiuterebbe a cacciare pesci che si nascondono sul fondo del mare. Gli studiosi ritengono anche che questa elettroricezione li aiuti a orientarsi seguendo il campo magnetico terrestre.

Mentre molti pesci e alcuni anfibi possono rilevare campi elettrici a bassa intensità, ciò è estremamente raro tra i mammiferi. Così raro che solo due degli animali più insoliti del pianeta possiedono questa abilità: l’ornitorinco e l’echidna australiano. 

Nel 2011, un gruppo di scienziati tedeschi scoprì che il delfino della Guiana percepiva i segnali elettrici. Questo delfino, nativo dell’Atlantico meridionale americano, dalle coste dei Caraibi fino al Brasile, caccia pesci che si nascondono sopra o sotto la sabbia in fondo al mare. Ora, parte del gruppo che ha fatto quella scoperta ha rivelato che anche i tursiopi hanno questa abilità.

Le capacità elettrorecettive del delfino di Guiana hanno spinto Guido Dehnhardt, direttore del Centro di Scienze Marine dell’Università di Rostock in Germania, a ipotizzare che anche altri delfini potessero avere questo settimo senso. «Entrambe le specie seguono una strategia alimentare bentonica», ha spiegato Dehnhardt via e-mail al quotidiano spagnolo El Paìs. Ciò significa che entrambe si nutrono di pesci che vivono sul fondo dell’oceano. Quindi, se il delfino di Guiana è in grado di rilevare l’elettricità generata dai pesci, perché il tursiope comune non dovrebbe farlo?

Per verificare l’esistenza del settimo senso nei tursiopi, Dehnhardt e il suo studente Tim Hüttners hanno “reclutato” due femmine di questa specie, chiamate Donna e Dolly, che vivono nell’acquario di Norimberga. Hanno creato un sistema in cui dovevano toccare una palla quando rilevavano un campo elettrico; se avessero indovinato, sarebbero state premiate con un’aringa. Gli esperimenti, condotti negli ultimi tre anni e i cui risultati sono stati pubblicati di recente sul Journal of Experimental Biology, hanno mostrato che entrambe avevano una grande sensibilità ai campi elettrici. 

Il settimo senso di questi delfini sembra risiedere in sensori che ricordano i baffi dei gatti o delle foche. «Alla nascita, hanno ancora follicoli con peli che funzionano come meccanorecettori (informatori tattili), ma perdono i peli poco dopo la nascita, e rimangono solo cripte vuote», ha spiegato Hüttners a El Paìs. Per lungo tempo si è pensato che quei fori sopra al muso fossero vestigia del passato che avevano perso la loro funzione. Ma nulla potrebbe essere più lontano dalla verità: «Secondo i nostri test e uno studio precedente con un delfino di Guiana, le cripte delle vibrisse si trasformano da meccanorecettori a elettrorecettori», ha chiarito lo studente.

I biologi menzionano anche una seconda funzione di questo settimo senso: quelle terminazioni nervose sul muso agiscono come una sorta di magnetometro.  L’obiettivo principale di questi esperimenti con i tursiopi era dimostrare che «l’elettroreception non si verifica solo in una specie; è probabilmente una capacità della maggior parte dei cetacei dentati», ha detto Dehnhardt al quotidiano spagnolo.

(Foto d’apertura: IPA)

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