Skip to Content
image description

Tartaruga salvata in Veneto: stava morendo per colpa della plastica

Una Caretta Caretta ritrovata spiaggiata a Sottomarina è stata soccorsa in extremis dalla Polizia locale di Chioggia. L’intervento immediato anche dei veterinari ha scongiurato il peggio. Ma l’inquinamento marino da plastiche è un killer spaventoso.

di Redazione
apertura

Una brutta avventura finita nel migliore dei modi. A Sottomarina, località turistica in Veneto, è stata salvata una tartaruga Caretta Caretta, ritrovata spiaggiata e in fin di vita.
L’hanno avvistata alcune persone che passeggiavano in spiaggia: sul bagnasciuga, l’esemplare era immobile, tanto che sulle prime si è pensato che fosse morto. I passanti si sono avvicinati con cautela e hanno capito subito che in realtà la tartaruga era in un grave stato di sofferenza: così, senza toccarla – come è raccomandato nel caso di simili ritrovamenti – hanno allertato la Polizia locale di Chioggia.

Gli agenti si sono mossi subito e hanno rapidamente raggiunto la spiaggia dello stabilimento balneare Playa Bonita: intanto, durante il tragitto, hanno chiesto consigli su come approcciare l’animale ai veterinari dell’Università di Biologia Marina di Padova. Giunti sul bagnasciuga, hanno sollevato con delicatezza la tartaruga e, per trasportarla, l’hanno avvolta in un asciugamano ben imbevuto di acqua marina prima di riporla in una cesta.
In queste condizioni, in grave difficoltà ma viva, la Caretta Caretta è stata dapprima portata dai medici dell’Università, i quali hanno stabilito che l’esemplare era in grave pericolo per avere ingerito della plastica in mare. 

interno 1
Così la tartaruga è stata ritrovata immobile e spiaggiata sul bagnasciuga.

E’ questa l’insidia maggiore che corrono infatti le tartarughe nei mari – anche i nostri -inquinati: spesso scambiano sacchetti di plastica per meduse e li ingoiano, rimanendo soffocate. Così come è provato che ingeriscano anche altri tipi di plastiche: proprio la Caretta Caretta è considerata in tutto il mondo un bioindicatore dell’inquinamento da plastica.
La situazione nei nostri mari è così compromessa che in un recente studio realizzato sui nidi nelle spiagge toscane a più mani, dal Politecnico delle Marche, TartAmare Onlus, Istituto Zooprofilattico Dell’Abruzzo e Del Molise e Istituto Superiore per La Ricerca e La Protezione Ambientale, è emerso che addirittura nelle uova di queste tartarughe comuni sono presenti microplastiche, così come nel fegato degli embrioni.

interno 2
Due agenti della Polizia locale di Chioggia portano via l’esemplare dalla spiaggia.

Dall’Università di Biologia Marina la tartaruga è stata quindi trasferita all’istituto scientifico CESTHA di Ravenna, Centro Sperimentale per la Tutela degli Habitat, che lavora per tutelare gli ecosistemi acquatici e le specie che li abitano, dove ora viene seguita per il completo recupero. Fondamentali, hanno decretato i medici, sono stati due fattori: ritrovarla in tempo utile e averla recuperata tempestivamente. Bastava forse solo un’ora in più e non ce l’avrebbe fatta.
Ora questo esemplare sta bene e appena sarà del tutto guarito verrà di nuovo rilasciato nelle acque del Mare Adriatico. Ma l’inquinamento marino da plastica in tutto il Pianeta rimane un problema drammatico e urgentissimo: oltre a nuovi provvedimenti e sanzioni, richiede coscienza. Lo scenario è infatti tragico: si calcola che, entro il 2040, 50 chili di plastica per ogni metro di costa saranno presenti negli oceani. 

In apertura: La Caretta Caretta avvolta in un asciugamano intriso di acqua di mare per essere trasportata. (Tutte le foto: Polizia locale di Chioggia).

Copyright © 2024 – Tutti i diritti riservati