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Per colpa delle formiche i leoni hanno dovuto cambiare “dieta”

Con questo risultato eclatante, una nuova ricerca statunitense dimostra quanto tutti gli esseri viventi di uno stesso ecosistema siano fortemenre legati fra loro. Se arriva qualcosa di nuovo a interrompere la catena di sopravvivenza, lo scenario cambia drasticamente. Leggete quale linea si è spezzata in certe zone africane: formiche-alberi-elefanti-leoni-zebre-bufali.

di Lorenzo Sangermano
apertura e Instagram

Nel cuore della savana africana, un piccolissimo animale sta sfidando l’equilibrio dell’intero ecosistema. A raccontarlo è una ricerca pubblicata sulla rivista “Science”, che mette in luce l’impatto devastante dell’invasione delle formiche Testa Grossa sull’habitat locale. Questo tipo di Pheidole megacephala, originaria dell’isola di Mauritius, ha innescato una catena di eventi che ha portato a un cambiamento nel comportamento predatorio dei leoni presso l’Ol Pejeta Conservancy, parco naturale protetto in Sudan per la conservazione degli animali selvatici.

Le formiche “Testa Grossa” hanno colonizzato dapprima gli alberi di acacia, sostituendo la popolazione nativa di formiche rosse. Queste ultime avevano una relazione simbiotica con gli alberi: offrivano loro protezione in cambio di rifugio e nettare. In pratica, con la loro caratteristica mandibola appuntita, queste formiche mordono e pungono il “nemico”, mentre l’acido formico che emettono irrita la pelle del malcapitato e spesso lo mette in figa. La loro difesa è efficace contro gli elefanti, che non si avvicinavano quindi a mangiare le foglie delle acacie, e manteneva la stabilità della copertura arborea.

Con l’arrivo della nuova specie di formiche, questa simbiosi è stata interrotta. Le Testa Grossa non offrono la stessa protezione agli alberi, che sono diventati prede facili degli elefanti, in grado di divorarli a un tasso cinque- sette volte superiore rispetto a quando c’erano formiche acacia a fare le guardiane.

Le formiche Testa Grossa (Pheidole megacephala).

La ricerca, guidata dallo zoologo Douglas Kamaru dell’Università del Wyoming, rivela un impatto a cascata su tutto l’ecosistema. Senza la difesa delle formiche native, gli elefanti hanno iniziato a distruggere gli alberi, alterando drasticamente il paesaggio. E la scomparsa della vegetazione ha influito sui leoni, per i quali l’ombra delle fronde è indispesnabile. Ci si nascondono infatti durante la caccia alle zebre.

L’assenza di rifugi ha quindi costretto i leoni a modificare le loro tattiche di caccia, orientandoli verso prede più lente come i bufali del Capo. In un periodo compreso tra il 2003 e il 2020, si è osservato un calo del 25% nelle uccisioni di zebre da parte dei leoni, mentre gli attacchi ai bufali sono aumentati dallo zero al 42%.

Il cambio di alimentazione non ha però avuto ricadute sui leoni e la loro popolazione non sembra essere diminuita. Adattandosi alla nuova situazione, sono stati in grado di compensare la mancanza di zebre cacciando bufali, anche se questo ha richiesto più energia a causa della maggiore resistenza delle prede.

Secondo Meredith Palmer, ecologa di Fauna & Flora International, lo studio ha offerto uno sguardo affascinante sulla connessione intricata di un ecosistema specifico e ha suggerito la necessità di ulteriori ricerche per comprendere le piccole modifiche in grado di generare impatti significativi.

Tutte le foto: IPA

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