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Mono, il gatto che si è diplomato insieme ai bambini  

Il micio ha trascorso tutto l’anno vivendo in classe e così, al termine delle lezioni, è stato salutato da tutti i suoi piccoli compagni umani.

di Alessio Pagani

Un berretto di laurea realizzato su misura e le coccole di tutti i bimbi con cui ha seguito le lezioni. È stata una cerimonia di diploma speciale quella dell’Institución Educativa San Bernardo a Quindio, in Colombia. Accanto ai bambini di 5 anni, infatti, c’era anche lui: Mono, il gatto che ha tenuto loro compagnia senza mai perdersi un giorno in classe. Dormendo e facendosi coccolare e contribuendo così a creare un’atmosfera tranquilla e rilassata.  

Tutto è inziato circa 18 mesi fa quando Mono è apparso nella scuola, dopo essere stato abbandonato dalla sua famiglia. Accolto calorosamente dai bambini, il micio arancione ha trovato amore, cibo e cure, decidendo così che proprio la scuola fosse il luogo più sicuro in cui vivere.   

Merito anche dell’insegnante Maribel Espinosa Henado che ha notato quanto la sua presenza facesse bene ai giovanissimi alunni. Così ha deciso di coinvolgerlo direttamente nelle lezioni quotidiane, aprendogli le porte della classe. E proprio lì Mono ha trascorso la maggior parte del tempo, spostandosi da un banco all’altro, senza preferenze di sorta, facendosi coccolare e dormendo senza disturbare le lezioni.  

Con il passare delle settimane, poi, il gatto ha creato una sorta di ruotine stabile: aspettava a scuola l’arrivo dell’insegnante e dopo aver mangiato, usciva nel giardino fino alle 8. Poi, poco prima del suono della campanella, si faceva trovare in classe. Pronto per il suo giro di carezze e fusa.  

A renderlo famoso, però, è stato il suo abbigliamento il giorno del diploma: con un berretto di laurea a renderlo uno “scolaro” davvero speciale. Al punto che l’istituto e gli insegnanti sperano ora che altri istituti possano ispirarsi a questa storia e insegnare ai bambini l’importanza di prendersi cura degli animali, specialmente quelli che arrivano da un passato di abbandono.  

(Foto: @yanineraso)

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