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L’echidna non è muta: parla, ma solo quando è innamorata

Uno studio rivela che il timido mammifero australiano, coperto di spine e simile a un formichiere, emette versi affascinanti e riconoscibili durante la stagione degli amori.

di Silvia Stellacci

Nelle terre ancora ricche di segreti di Australia e Nuova Guinea, un piccolo mammifero ha chiarito, una volta per tutte, il mistero che aleggiava intorno alla sua voce. Si tratta dell’echidna, un lontano parente dell’ornitorinco – sono entrambi mammiferi primitivi del gruppo dei monotremi – simile a un formichiere, ma ricoperto di spine come un istrice, che rompe il silenzio in un concerto inaspettato durante la stagione dell’amore e del corteggiamento.

Per anni, la comunità scientifica si è chiesta se l’echidna fosse davvero muto, ma uno studio della Curtin University, pubblicato sul Journal of Zoology, ha finalmente rivelato la verità. Nel Dryandra National Park australiano, i ricercatori hanno registrato per la prima volta le vocalizzazioni di queste creature uniche, dimostrando non solo che l’echidna non è muta, ma che utilizza anche la sua voce durante il periodo dell’accoppiamento.

La specie di echidna analizzata per lo studio è la Tachyglossus aculeatus, nota come echidna istrice, una delle poche sopravvissute di un gruppo che si è diversificato nel corso dei millenni.

Le registrazioni, ottenute sia con microfoni a mano che con dispositivi posizionati strategicamente vicino a una caverna frequentata dagli animali, hanno svelato una gamma sorprendente di suoni. 

In alcune, si sente l’echidna tubare in un modo simile a quello della colomba, in altre lo si sente grugnire o ansimare. Un universo sonoro che, seppur minimo, sfida le aspettative e le convinzioni radicate nella zoologia.

Ognuna delle prove audio è stata registrata durante la stagione degli amori, quando è possibile che l’echidna utilizzi la comunicazione acustica come mezzo di corteggiamento. Ciò non solo solleva il velo sul misterioso mondo vocale di questi mammiferi, ma suggerisce anche che la voce potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel garantire la continuità della specie, sebbene siano necessarie maggiori osservazioni per giungere a una conclusione.

Quel che è certo è che la scoperta rivela un capitolo finora sconosciuto nel libro evolutivo dell’echidna e dell’ornitorinco. La loro capacità di esprimersi vocalmente getta una luce affascinante sul passato condiviso dai due mammiferi primitivi. 

La divergenza precoce da altri rami della famiglia dei mammiferi, unita alla sorprendente abilità di entrambi i gruppi di comunicare attraverso il suono, suggerisce che questa forma di espressione potrebbe risalire a un antenato comune vissuto ben 200 milioni di anni fa.  

Conclude, infatti, lo studio: «Questa prova inequivocabile dell’esistenza di vocalizzazioni da parte degli echidni dal becco corto risolve un dibattito di lunga data sulla presenza di comunicazioni acustiche da parte degli echidni e, insieme alle vocalizzazioni ben documentate degli ornitorinchi, supporta un’evoluzione molto precoce della comunicazione acustica tra i mammiferi, precedente almeno all’antenato comune dei monotremi (mammiferi ovipari, ndr) e dei teri (sottoclasse di mammiferi, ndr)».

(Foto d’apertura: IPA)

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