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L’ambiente ha bisogno del guano di pinguino

L’impatto ecologico positivo dei loro escrementi è fondamentale. Contiene ferro, un nutriente fondamentale per gli oceani, e il fatto che ce ne sia sempre di meno è un problema molto serio.

di Alessio Pagani

Sembra una battuta, ma non è così. Siamo di fronte a una cosa seria che parte da un dato di fatto innegabile: ogni volta che un pinguino fa i propri bisogni sta contribuendo in maniera decisiva all’equilibrio ecologico del suo ambiente, ovvero gli oceani. Il suo guano contiene infatti una serie di sostanze nutrienti fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema. La più importante è rappresentata dal ferro, un elemento importantissimo soprattutto in certe zone dell’Oceano Antartico, dove è il nutriente principale che regola la crescita del fitoplancton, cioè quella parte del plancton di natura vegetale. Meno deiezioni significa quindi meno ferro, e meno ferro significa in ultima analisi meno cibo, per i pinguini e non solo. Questo meccanismo, messo a rischio dai cambiamenti climatici e dal pericolo di estinzione che corrono gli uccelli, è stato studiato e descritto in uno studio pubblicato su Nature Communications.  

Nelle aree climaticamente estreme dell’Oceano Antartico, infatti, ci sono molti nutrienti ma pochissima clorofilla e quindi la crescita del fitoplancton è regolata dalla quantità di ferro presente nell’acqua. Il fitoplancton viene mangiato dai krill, minuscoli crostacei che sono a loro volta il cibo principale di predatori più grossi, come balene e megattere. Fitoplancton, krill e cetacei sono quindi parte integrante del ciclo del ferro nell’oceano; finora, però, non si era ancora provato a calcolare l’impatto di un’altra specie molto importante, come il pigoscelide antartico, un pinguino la cui dieta è composta al 90% da krill e che, stando ai calcoli dello studio, “regala” ogni anno centinaia di tonnellate di ferro all’oceano. Ferro che i pinguini hanno assimilato mangiando, e che arriva quindi dal suo guano.  

Ogni grammo di escrementi contiene, infatti, 3 milligrammi di questo metallo. In totale, questi pinguini riciclano ogni anno nell’oceano circa 520 tonnellate di ferro: è circa la metà di quanto producono tutti i grandi mammiferi marini messi insieme, ed è a carico di una singola specie. Il problema è che questa specie è in declino: dagli anni Ottanta a oggi, il loro numero è crollato del 50%, con un calo drastico anche dei nutrienti fondamentali per l’ecosistema antartico. Aggravato, poi, da un altro tema: la presenza di ferro nelle acque dell’oceano aiuta nella cattura della CO2. E dunque meno guano significa che le acque dell’Oceano sono decisamente meno efficaci nell’intrappolare questo gas serra, con conseguenze a livello globale. Questo si traduce in un dato di fatto: il guano di pinguino non serve solo all’ambiente antartico e alle sue creature, ma anche a noi umani. Ovunque ci troviamo.

(Foto d’apertura: IPA)

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