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La Penitenciaria, la prigione cilena dove gatti e detenuti vivono in sintonia

Arrivati nella struttura forse a caccia di topi, ora 300 felini abitano tra le mura del carcere e i detenuti li hanno a loro modo adottati. Grazie alla presenza terapeutica di questi mici randagi, i carcerati hanno migliorato il proprio comportamento e affinato il senso di responsabilità.

di Lorenzo Sangermano
apertura e Instagram

Nel cuore della capitale del Cile, Santiago, si trova La Penitenciaria, una delle più grandi strutture carcerarie del Paese. Ciò che la rende unica non è solo la sua storia o il suo edificio imponente, ma soprattutto la presenza di una comunità insolita al suo interno: quella di centinaia di gatti randagi che hanno trovato rifugio tra le sue mura.

L’inizio di questa insolita storia risale a diversi decenni fa quando alcuni gatti, probabilmente attratti dalla ricerca di cibo o dalla caccia ai topi, hanno varcato le porte de La Penitenciaría, carcere che contiene più di 5.600 detenuti. Da allora, la loro presenza è diventata una costante, tanto che oggi si stima che più di 300 felini vaghino liberamente tra le celle.

Veronica Basterrica con due gabbiette con i gatti. Dirige la Fundación Felinnos. (Foto @TNRCHILE)

Ma cosa ha spinto le autorità penitenziarie a tollerare la presenza di così tanti gatti all’interno di una struttura già sovraffollata? La risposta risiede nei benefici che questa convivenza ha portato sia per gli animali che per i detenuti. I gatti hanno svolto un ruolo essenziale nel controllo della popolazione di topi all’interno della prigione, contribuendo così a migliorare le condizioni igieniche e la qualità della vita dei detenuti.

A fare la differenza è stato il legame instaurato con gli uomini dietro le sbarre, per i quali sono diventati veri compagni di vita. I detenuti li hanno adottati informalmente, dando loro nomi, condividendo il cibo e i letti e costruendo loro delle cucce. Questo rapporto di reciprocità ha contribuito a migliorare l’umore, il comportamento e il senso di responsabilità dei carcerati.

Secondo la direttrice della prigione, Col. Helen Leal González, intervistata dal “New York Times” che a La Penitenciaria ha dedicato un reportage, la presenza dei gatti ha cambiato radicalmente il clima all’interno della struttura. Gli animali hanno infuso un senso di affetto e calore in un ambiente altrimenti ostile e spesso deprimente, riuscendo così anche a ridurre le tensioni e i conflitti tra i detenuti.

I benefici della convivenza non si limitano però alla sola sfera emotiva. Gli animali hanno anche svolto un ruolo importante nella riabilitazione dei detenuti, stimolandone la collaborazione e la socializzazione. I detenuti si sono presi cura degli animali, imparando così a responsabilizzarsi e a sviluppare un senso di empatia e compassione, qualità fondamentali per il loro reintegro nella società. Succede anche che certi detenuti, quando finiscono di scontare la pena, portino con sè il gatto che hanno accudito in prigione.

Una foto scattata all’interno de La Penitenciaria. (Foto: @TNRCHILE)

Per garantire una buona qualità di vita ai gatti, le autorità penitenziarie hanno stretto un accordo fondamentale con la Fundación Felinnos, un’associazione di volontari che si occupa di curare, sterilizzare e castrare gli animali. Grazie a questo programma, la popolazione felina è stata stabilizzata e i gatti hanno ricevuto le cure necessarie per vivere in salute all’interno della prigione.

La storia della prigione di Santiago e dei suoi abitanti felini è un esempio di come la pet therapy possa avere un impatto positivo soprattutto in contesti inaspettati, come quello doloroso del carcere. La convivenza fra detenuti e gatti non solo ha migliorato il benessere degli animali e dei carcerati, ma ha dimostrato il potenziale degli animali nel promuovere la riabilitazione e la guarigione emotiva e sociale.

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