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I saltafango, gli “antenati” che ci hanno insegnato a sbattere le palpebre

Gli scienziati hanno scoperto che l’origine dell’ammiccamento, quello sbattere involontario delle palpebre, risale all’adattamento dei primi animali alla vita sulla terraferma. In particolare di un… pesce!

di Lorenzo Sangermano

Gli occhi secchi pizzicano, anche l’aria irrita i più sensibili. Così gli animali terrestri si proteggono chiudendo le palpebre in un riflesso involontario e antico. Ma da dove viene questo gesto comune a tutti? Ora uno studio su un piccolo e curioso pesce sta aiutando a svelarne l’origine.

Il pesce in questione è il saltafango, che può vivere parte del suo tempo fuori dall’acqua. «Il segreto dell’evoluzione sulla terraferma potrebbe stare proprio nel suo battito di palpebre», afferma Thomas Stewart, ricercatore principale di uno studio svolto da un team della Pennsylvania State University e della Georgia Institute of Technology e pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academies of Science”. I saltafango infatti “ammiccano”, risucchiando gli occhi all’interno delle orbite con la loro proto-palpebra. Un comportamento studiato da vicino con telecamere ad alta velocità.

La specie è diffusa soprattutto lungo la costa atlantica africana e nella regione indopacifica e rappresenta un interessante esempio di adattamento a uno stile di vita anfibio. Infatti il suo corpo appiattito e le pinne pettorali allargate lo aiutano a muoversi sia nuotando che “saltellando” sul fango. Quando lascia l’acqua, questo pesce particolare si mimetizza perfettamente con l’ambiente umido in cui vive grazie alle escrescenze cutanee e ai colori che vanno dal marrone al grigio. Può rimanere fuori dall’acqua per molte ore, nascondendosi sotto le radici o tra le pietre.

«Mettendo a confronto l’anatomia e il comportamento dei saltafango con la documentazione fossile dei primi tetrapodi (vertebrati con quattro arti), abbiamo confermato che l’origine della chiusura delle palpebre è un adattamento alla vita sulla terraferma», afferma Thomas Stewart. 

I saltafango vivono la maggior parte del tempo in pozze d’acqua salmastra e fangose lungo le coste dell’Africa. Durante i mesi estivi, molto caldi e secchi, però, possono restare fuori dall’acqua per settimane, condizione che potrebbe danneggiare i loro occhi. Ritrarre gli occhi nelle orbite è un modo efficace per mantenerli umidi e protetti quando si trovano sulla terraferma. «Questi pesci hanno sviluppato un modo intelligente per risolvere il problema della disidratazione degli occhi», ha spiegato Brett Aiello, co-autore dello studio.

Oltre a mantenere umidi gli occhi, la sorta di “sbattere di palpebre” messa in atto dai saltafango permette anche di pulire gli occhi dal fango e dai detriti che si accumulano quando questi pesci sono fuori dall’acqua. «Avvolgendo gli occhi con una membrana, i saltafango eliminano in modo efficace la sporcizia», ha spiegato Aiello. Infine, ritrarre gli occhi serve anche a proteggerli da minacce improvvise. «Molti vertebrati chiudono istintivamente le palpebre quando qualcosa di rapido e inaspettato minaccia loro il volto», ha aggiunto Stewart.

Secondo Saad Bhamla, ricercatore che ha collaborato allo studio, l’abitudine di “ammiccare” è rimasta poi nei vertebrati come antica eredità dei saltafango. «Tutti noi sbattiamo le palpebre senza pensarci. Attraverso il nostro studio sui saltafango», ha concluso Bhamla, «abbiamo dimostrato come l’ammiccamento serva a proteggere, pulire e mantenere umidi gli occhi, proprio come nei nostri antichi antenati».

(Foto d’apertura: IPA)

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