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Gli elefanti marini dormono sprofondando nelle acque

Un gruppo di ricercatori ha scoperto che il mammifero si concede solo due ore di sonno al giorno, suddivise in pisolini da pochi minuti, mentre s’immerge nell’oceano scivolando nelle profondità dei fondali.

di Redazione

Sono apneisti fenomenali. Quando vanno a caccia di pesci e calamari negli abissi, gli elefanti marini possono trattenere il fiato per più di due ore e spingersi fino a quasi 1.500 metri di profondità, sopportando pressioni elevatissime. Ed è proprio la loro capacità di immergersi a lungo che regala a questi mammiferi la possibilità di sopravvivere a lunghi periodi in acqua, per esempio durante i viaggi di migliaia di chilometri per procurarsi il cibo, dalla costa occidentale del Nordamerica all’oceano Pacifico centrale e ritorno. Nuotano senza sosta per sette mesi di fila cercando di dormire solo lo stretto necessario. Ma sono mammiferi, e allora come ci riescono in acqua?  

Questi animali, abituati a sonnecchiare fino a 10 ore al giorno sulla spiaggia nella stagione riproduttiva, nei mesi che trascorrono in mare aperto alla ricerca di cibo dormono solo 2 ore al giorno: per l’esattezza fanno brevi sonnellini di circa 10 minuti durante immersioni profonde di 30 minuti, spesso spiraleggiando verso il basso o giacendo immobili sul fondale, dove sono al sicuro dai predatori. Lo dimostrano le registrazioni della loro attività cerebrale, le prime mai realizzate su mammiferi marini selvatici. Lo studio è pubblicato sulla rivista Science da un team internazionale guidato dalla biologa marina Jessica Kendall-Bar, dell’Università della California a Santa Cruz.  

In pratica, di tanto in tanto, durante i loro spostamenti, e solo se necessario per recuperare le forze, questi animali “spengono il cervello” ed entrano in un sonno profondo, che li fa sprofondare in fase REM e attiva una sorta di “paralisi”: il loro corpo si irrigidisce e gli elefanti marini cominciano a scendere verso il fondale lentamente seguendo una traiettoria a spirale. Quando poi hanno dormito abbastanza, e soprattutto quando stanno per finire l’ossigeno (sono pur sempre mammiferi), il loro cervello si riattiva e tornano in superficie a respirare prima di riprendere la loro caccia.  

I ricercatori hanno monitorato l’attività cerebrale di 13 femmine della riserva californiana di Año Nuevo durante un centinaio di immersioni, grazie all’uso di caschetti in neoprene con sensori per l’elettroencefalogramma e altri dispositivi per il tracciamento dei movimenti. I parametri raccolti hanno permesso di sviluppare un algoritmo per identificare i periodi di sonno sulla base dei soli dati di immersione: il sistema è stato quindi utilizzato per stimare le abitudini di sonno di oltre 300 esemplari adulti.

Animali che, a conti fatti, quando si trovano in mare aperto dormono pochissimo, tanto da contendere agli elefanti africani, che riposano soltanto 2 ore su 24, il primato di mammiferi con il minor numero di ore di sonno giornaliero. Una volta sulla terra ferma, però, questi mammiferi marini recuperano con dormite infinite, necessarie a ricaricare le loro energie.

(Foto d’apertura: IPA)

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