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Distensione bianca e nera: la Cina rilancia la diplomazia dei panda   

Il presidente cinese, parlando agli imprenditori americani a San Francisco, ha aperto al ritorno degli animali, da sempre ambasciatori del Paese asiatico.

di Redazione

È da sempre uno strumento di pressione o distensione dei cinesi. Un barometro delle relazioni diplomatiche di Pechino. Stiamo parlando della “diplomazia dei panda”, una delle frecce nella faretra del gigante orientale. Funziona così da decenni: si prestano gli animali per programmi di conservazione della specie per ingraziarsi i Paesi con cui è in buoni rapporti, e al contrario li si richiede indietro quando i rapporti peggiorano. E ora dopo i chiari di luna ventilati con gli Stati Uniti il progetto sembra, invece, poter ricominciare.   

Al contrario di quello che sostenevano alcuni giornali americani qualche settimana fa dopo il ritorno in Cina di diversi esemplari, tra cui Ya Ya, richiamata a casa dopo 20 anni trascorsi negli Usa, allo zoo di Memphis, la recente visita del presidente Xi Jinping, sembra aver riaperto questa porta diplomatica.  

«Mi è stato detto che molti americani, soprattutto bambini, erano riluttanti a dire loro addio», ha dichiarato il numero uno di Pechino nel corso di una serata di gala a San Francisco. «I panda sono stati a lungo ambasciatori dell’amicizia tra i popoli cinese e americano. E siamo pronti a continuare la nostra cooperazione con gli Stati Uniti».   

Sintomo di una distensione tra superpotenze. Agevolata anche dalla simpatia, questa sì senza alcuna distinzione politica, per questi animali. Del resto la “diplomazia dei panda” tra Usa e Cina risale ormai a oltre 50 anni orsono, nel 1972. All’epoca del disgelo tra Mao e Nixon, quando i primi due esemplari – Ling Ling e Hsing Hsing – arrivarono allo zoo di Washington.   

Il primo panda come dono politico risale invece addirittura al 1941, quando la moglie del generale Chiang Kai-shek ne offrì due in dono allo zoo del Bronx per ringraziare gli Stati Uniti nella lotta contro i giapponesi occupanti.  

Negli anni recenti, invece, da prestiti gratuiti i panda sono diventati anche beni preziosi. Visto che sia affittano a cifre molto alte e i fondi che poi vengono reinvestiti nei piani di riproduzione e tutela in Cina.   

Esborsi di denaro a parte i panda potrebbero tornare a fare la spola con gli Stati Uniti e questo è, se non altro, un segnale di distensione politica che non può che far piacere al mondo intero.    

(Foto d’apertura: IPA)

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