Il disegno di legge sulla caccia: cosa prevede e perché sta facendo discutere
Negli ultimi mesi, un tema ha scosso l’opinione pubblica e mobilitato associazioni ambientaliste, appassionati di natura e cittadini sensibili al benessere animale: il disegno di legge sulla caccia, presentato dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che intende modificare profondamente la legge quadro 157 del 1992. Un testo storico, quest’ultimo, che da oltre trent’anni regola l’attività venatoria in Italia e che ha segnato una svolta nella tutela della fauna selvatica.
di Marco Pastore
Secondo il Governo, è giunto il momento di aggiornare la normativa. L’argomento chiave è la necessità di controllare le popolazioni animali considerate “problematiche”, come i cinghiali, che in alcune zone hanno provocato gravi danni agricoli e incidenti stradali. Il disegno di legge si presenta quindi, almeno nelle intenzioni, come una risposta a un problema concreto, ma introduce una serie di cambiamenti che stanno suscitando polemiche accese.
Estensione delle aree cacciabili
Tra le novità più controverse, c’è la possibilità di cacciare in aree fino a oggi vietate: si parla di spiagge, foreste, praterie, dune e persino territori protetti. In questi casi, basterà che una Regione dichiari una situazione di “emergenza faunistica” per poter aprire la caccia. Inoltre, viene prevista la possibilità di estendere i periodi venatori, autorizzando abbattimenti anche in piena stagione riproduttiva, quando gli animali sono particolarmente vulnerabili. Viene persino ammessa la caccia notturna, con armi dotate di visori e strumenti tecnologici, una misura che fino ad ora era vietata proprio per tutelare sia gli animali che l’incolumità pubblica.
Riattivazione degli impianti di cattura di uccelli da richiamo
Un’altra misura che sta sollevando dubbi riguarda i richiami vivi. Attualmente regolamentati in modo rigido, potrebbero tornare in uso in modo massiccio: il DDL prevede la possibilità di attivare impianti per catturare uccelli da richiamo appartenenti a un numero molto più ampio di specie rispetto al passato. Questo passaggio è considerato da molti un passo indietro nella protezione dei volatili.
Coinvolgimento degli agricoltori
Non manca poi un’apertura alla figura degli agricoltori-cacciatori: il testo prevede che gli imprenditori agricoli in possesso di regolare licenza di caccia possano abbattere direttamente gli animali ritenuti in sovrannumero sui propri terreni, mantenendo per sé le carcasse, previo controllo sanitario. Questo, secondo i promotori della legge, renderebbe più snello ed efficace il controllo della fauna e darebbe anche un ritorno economico al mondo agricolo.
Opinioni dei “pro-caccia”
I pareri, però, sono fortemente divergenti. Da una parte, i sostenitori della riforma – in primis il Governo, diverse Regioni e il mondo venatorio – parlano di un testo necessario, utile a gestire le popolazioni animali in eccesso e a tutelare le attività agricole. Rivendicano una maggiore autonomia decisionale delle Regioni e sottolineano che il nuovo sistema non graverà sulle casse pubbliche, perché tutte le attività saranno a carico degli enti locali o dei privati. L’intento dichiarato è quello di “riequilibrare” l’ecosistema, trasformando la caccia in uno strumento di gestione ambientale.
Critiche e timori di chi è contrario
Dall’altra parte, le critiche sono numerose e forti. Le principali associazioni animaliste e ambientaliste – WWF, Lipu, Enpa, Lav, Lac, solo per citarne alcune – parlano di una vera e propria deregulation della caccia. Secondo loro, il disegno di legge non solo mette a rischio gli animali selvatici, ma mina anche la sicurezza delle persone, autorizzando l’uso delle armi in contesti pubblici come spiagge o aree protette. Le associazioni denunciano il rischio concreto di una legalizzazione del bracconaggio e temono gravi violazioni delle direttive europee sulla tutela della fauna.
Tra i punti più criticati, vi è l’indebolimento del ruolo dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, i cui pareri finora erano vincolanti per autorizzare deroghe alla normativa. Il disegno di legge li rende facoltativi, lasciando alle Regioni ampio margine di manovra anche senza basi scientifiche solide. Inoltre, una norma inserita nel testo prevede sanzioni fino a 900 euro per chi manifesta contro le attività di controllo della fauna selvatica, misura che molti considerano una minaccia alla libertà di espressione.
La discussione sul disegno di legge sta attraversando una fase di stallo: sebbene sia stato approvato in Senato, il Consiglio dei ministri ha deciso di rimandarne l’approvazione definitiva a causa delle divisioni interne alla maggioranza. Il provvedimento è ora atteso alla Camera per il dibattito finale, ma non è escluso che vengano presentati emendamenti o richieste di modifica.
In un contesto già fragile dal punto di vista ecologico, in cui molte specie lottano per la sopravvivenza, è lecito domandarsi se la caccia – così come intesa da questa proposta – possa davvero rappresentare uno strumento di tutela. O se, al contrario, non rischi di trasformarsi in una minaccia per ciò che resta della nostra biodiversità.
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