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Conoscevi il maneki neko, il “gatto” portafortuna?

In Giappone queste statuette sono notissime e vanno a ruba. La credenza che favoriscano la buona sorte è arrivata ormai in tutto il mondo. E voi sapevate questa storia? Fra leggenda e tradizione, tutto nasce da un ricco signore che si salvò per un pelo e da una vecchietta così povera che… In entrambi i casi fu proprio un gatto a metterci lo zampino!

di Redazione

In giapponese significa letteralmente “gatto che chiama”. Il nome di questo gatto, riprodotto ogni anno in milioni di statuette vendute in tutto il mondo, è dovuto alla posizione in cui è ritratto: con una zampa alzata e i polpastrelli rivolti all’esterno, nel “gesto” appunto di richiamare a sé chi lo sta guardando. 

I maneki neko sono statuine delle dimensioni più diverse, realizzate nei più disparati materiali: le più diffuse sono di ceramica, me se ne trovano anche di legno, di peluche, di vetro e ormai anche di plastica. Certi modelli recenti e più commerciali hanno anche le pile, così che la zampina alzata del gatto si abbassi mimando il gesto dell’invito ad avvicinarsi. Vendute come souvenir tipici giapponesi, i maneki neko hanno una tradizione secolare e affascinante e si dice che portino fortuna. In certi casi anche una fortuna sfacciata. 

Se il vostro gatto di casa riproduce anche solo per un attimo questa posizione, preparatevi dunque a un’ottima sorte, dice la leggenda. Che sarebbe nata verso la metà del 1800, come testimoniamo alcune stampe giapponesi antiche in cui, all’interno di scene di vita quotidiana, compaiono anche statuette con simili fattezze. 

Risalire alla prima leggenda sui maneki neko, o al primo racconto su di loro nel Paese del Sol Levante, è un guazzabuglio, perché ne esistono a decine e sono tutte ugualmente fantasiose. Sono probabilmente due le storie, però, più accreditate. 

Una riguarda un ricco signore, proprietario terriero, che fu sorpreso da un forte temporale mentre era in cammino per affari e trovò un rifugio di fortuna sotto un albero, vicino a un tempio. Presto vide che pochi metri più in là c’erano un monaco con il suo gatto e che l’animale sembrava chiamarlo a sé con un curioso gesto di una zampa. 

Il signore fece pochi passi per raggiungerli e in quell’istante un fulmine colpì in pieno l’albero che l’aveva riparato. L’uomo, al quale fu così risparmiata la vita, attribuì il “potere” del suo grande colpo di fortuna proprio a quel gattino che aveva attirato la sua attenzione. Il ricco e il monaco divennero amici per sempre e il signore fece abbellire il tempio, che diventò magnifico. Quando il gatto morì, in suo ricordo fu realizzato il primo maneki neko, la statuetta portafortuna.

C’è chi preferisce invece quest’altra leggenda. Una vecchietta era così povera che, per poter comprare qualcosa da mangiare, disperata dovette vendere il suo adorato gatto. Il micio le apparve però in sogno e, dopo averla attirata con un gesto della zampa, le suggerì di mettersi subito a realizzare con l’argilla una statuetta dalle sue sembianze. La donna non capì, ma appena sveglia si mise all’opera e immediatamente un passante le offrì molti denari per acquistare il manufatto. Così la vecchina fece decine di statuette, e poi ancora decine e decine e le vendette tutte e diventò ricca. 

(Foto d’apertura: IPA)

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