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Come insegnare il suo nome al gatto

Costanza, pazienza e dolcezza sono le tre regole d’oro. Insieme a coccole e snack golosi: il micio è un animale molto intelligente e per lui rispondere al richiamo sarà semplice e gratificante.

di Redazione

Chi l’ha detto che i gatti sono troppo ribelli e “selvatici” per poter essere addestrati? Ormai è provato, infatti, che questo sia un luogo comune e che non corrisponda a verità. Diciamo che, nonostante la loro natura libera e indipendente, i gatti sono intelligenti quanto i cani e possono dunque essere addestrati. Anche a riconoscere il proprio nome.

Un consiglio preliminare è indispensabile, anzi due: per insegnare il nome al gatto servono tanta pazienza e tanta costanza. Soltanto così riuscirete a farvi “rispondere” quando chiamerete il vostro micio per nome, cioè a farlo venire da voi. Coraggio, iniziate seguendo questi semplici step e accorgimenti.

Prima di tutto va scelto un nome per il vostro gatto: è bene che sia un nome formato da una parola sola e semplice da riconoscere all’udito, così che attiri l’attenzione del micio facilmente. Il vostro compito sarà di molto facilitato se scegliete per lui/lei un nome corto, di poche sillabe: è evidente, infatti, che Felix, ad esempio, risulterà alle sue orecchie più riconoscibile di Capitan Uncino. La scelta del nome scatena in genere la fantasia dei padroni, può essere individuato da un particolare fisico del gatto o anche da un personaggio famoso che vi è simpatico, dunque non ci sono regole, ma è utile tenere a mente il nostro consiglio.

Il tono di voce con cui pronunciate il suo nome deve essere sempre lo stesso, pacato e dolce: i gatti sono veri coccoloni e se ravvisano nervosismo o urgenza nella voce del padrone non si avvicineranno volentieri. Al contrario, se udendo il proprio nome sentono “odore di coccole”, è molto probabile che rispondano.

Durante l’addestramento, ricordate che è importante gratificare il micio quando ubbidisce al vostro richiamo: certamente con carezze e coccole, ma anche con qualche delizioso snack o un pezzettino di würstel, ad esempio, che rappresentano per lui stimoli positivi. In questo modo, il vostro quattrozampe assocerà la sua risposta a qualcosa di piacevole, e la ripeterà. 

Le prime volte chiamatelo con dolcezza da circa mezzo metro di distanza, cioè da vicino, e dategli il premietto soltanto se viene da voi. Se vi ignora, non dategli niente: non è una punizione, ma un metodo di insegnamento corretto. 

Ripetete la chiamata più volte al giorno, facendo però attenzione che non diventi un’ossessione: 4-5 tentativi sono sufficienti. Se avrete costanza, e allo snack unite anche una buona dose di coccole, avrete certamente successo.

È molto importante che il micio associ il suo nome, e quindi la vostra chiamata e la sua risposta, a qualcosa di positivo e piacevole: ricordate quindi che, se dovete ad esempio sgridarlo per un pasticcio che ha combinato, nel rimbrotto non dovete mai pronunciare il suo nome. Se lo faceste, usereste la voce grossa anche per il suo nome e questa variazione potrebbe vanificare giornate intere di addestramento. Sarà sufficiente dire “No, non si fa”, e sarà invece da evitare “No Felix, non si fa”.

Se volete insegnare al vostro gatto a riconoscere il proprio nome, iniziate a provarci fin dai primi giorni che arriva in casa, tenendo conto che i primi 6 mesi di vita sono quelli durante i quali il micio sviluppa la capacità di socializzazione, dunque sono per i proprietari il momento più propizio.

Insegnare il proprio nome al gatto non è soltanto motivo di soddisfazione per il padrone: può essere molto utile in caso di pericolo o di smarrimento dell’animale, che sentendosi chiamare come è abituato tornerà da voi.

(Foto d’apertura: IPA)

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