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Benedicta Boccoli, «così la mia cagnolina ha scoperto che avevo un tumore»

«A giugno sono cinque anni che me lo hanno diagnosticato» ha raccontato l’attrice a Verissimo. «Nina annusava sempre un punto del mio seno e proprio lì sotto si nascondeva il cancro».

di Alessio Pagani

Ora che il peggio è passato Benedicta Boccoli può tirare un sospiro di sollievo. Guardarsi indietro e raccontarsi. E raccontare a tutti come grazie alla sua cagnolina Nina ha scoperto di avere un tumore al seno. È stata la quattrozampe, infatti, con il suo comportamento strano a spingerla a farsi controllare ormai 5 anni orsono. Lo ha raccontato lei stessa a Silvia Toffanin, ospite di «Verissimo». «Sembra una cosa romantica, ma Nina, la mia cagnolina, presa al canile, con cui dormo come se fosse la mia fidanzata, ha scoperto che avevo un tumore al seno», ha ricordato. «Il suo naso si concentrava sempre un punto del mio seno, mi odorava, ci ripensava e tornava indietro e si metteva ad annusarmi nuovamente. Credo sentisse un odore biologicamente diverso dal mio. Poi, un giorno, giocando, mi ha dato un colpo ed è venuto un lividino. Quando ho fatto una mammografia ho chiesto al tecnico di guardare bene proprio sotto quel livido e lì c’era il tumore».

Malattia che l’attrice ha combattuto efficacemente tanto che «a giugno festeggerò perché non prenderò più le pillole che sono stata costretta a prendere da allora».  Quello che può sembrare straordinario, però, è ormai assodato dalla scienza. Specialmente se addestrati a discriminare gli odori, infatti, i cani possono scoprire tumori con un’efficacia straordinaria, specialmente rispetto agli stadi iniziali.   

La prima che ci è riuscita aprendo la strada allo studio di questa possibilità, con tanto di riscontro scientifico è stata Trudi, una dalmata che ha salvato la vita alla sua padrona scoprendo un melanoma di cui nessuno si era accorto. Erano mesi che si ostinava ad annusare quel piccolo neo sulla gamba, solo quello, anche attraverso i vestiti. Alla fine Gill Lacey, la sua proprietaria, si è convinta, l’ha fatto controllare e ne ha scoperto la natura maligna. Il tumore, in fase precoce, è stato asportato, e non ci sono state conseguenze, come ha confermato la stessa Trudi, cessando di fiutare quel punto della gamba. 

Era il 1989 e la descrizione di questo episodio sulla rivista inglese Lancet, fatta dal dermatologo londinese che ha curato Gill, ha dato il via a una serie di segnalazioni analoghe. Casi che poi hanno portato a nuovi studi e ricerche dall’esito univoco: l’olfatto dei cani, nel rivelare un tumore, può essere più preciso di un esame di laboratorio.  

(Foto d’apertura: @benedictboccoli)

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