A picco sulla scogliera per riportare l’aquilotto nel nido
Una squadra di esperti si è calata da uno sperone di roccia per soccorrere un pullo di aquila calva, che la manovra distratta di uno dei genitori aveva fatto precipitare.
di Alessio PaganiUna squadra di esperti si è calata da uno sperone di roccia per soccorrere un pullo di aquila calva, che la manovra distratta di uno dei genitori aveva fatto precipitare.
Un incidente che poteva costare caro. Far perdere, per una banale distrazione, un preziosissimo piccolo di aquila calva nelle Channel Islands in California. Da qui l’allarme, scattato nei giorni scorsi, e l’intervento di recupero portato avanti nonostante i rischi, con tanto di arrampicata a picco sull’Oceano Pacifico. Una situazione critica che si è risolta nel migliore dei modi solo grazie all’attenzione del personale del programma di ripopolamento di questi rapaci. Sono stati loro, osservando uno dei nidi grazie alle web cam posizionate per verificare l’andamento delle covate e la crescita delle nidiate, ad accorgersi dell’incidente. Durato una frazione di secondo, ma abbastanza da lasciarli con il fiato sospeso. Su uno dei nidi, infatti, un pulcino, nato lo scorso 6 aprile, stava dormendo appoggiato alle zampe di uno dei suoi genitori, quando il rapace è decollato di scatto, facendo finire il pullo nel burrone sottostante. Un volo di almeno 3 metri che ha fatto cadere il giovane aquilotto in un’insenatura tra le rocce, in precario equilibro.
Da qui l’esigenza di recuperarlo il prima possibile. Sistemata l’attrezzatura necessaria e organizzata la squadra di soccorso, capitanata dall’ecologo ricercatore Peter Sharpe ci si è così messi all’opera. L’aquilotto, dopo una laboriosa ricerca è stato individuato e monitorato dal personale, ancorato con imbragature e corde alla parete rocciosa. «Non sembrava ferito», ha sottolineato Sharpe, «e sicuramente aveva mangiato bene e dormito bene. I genitori lo hanno probabilmente raggiunto e alimentato, ma quella non era una posizione in cui avrebbe potuto restare ancora lungo». Così è stato trasferito in una sacca imbottita e riportato al nido al termine dell’arrampicata. «Questo non è il primo salvataggio di un cucciolo di aquila», ha concluso Sharpe, «e intervenire è uno dei nostri compiti. Non possiamo permetterci la perdita di un pulcino: potrebbe avere conseguenze pesanti sul futuro di questi animali sempre più in pericolo».
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