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Una nuova app scopre se il cane ha la rabbia

Sperimentata in Tanzania con i quattrozampe randagi e inselvatichiti, la tecnologia ha rintracciato quasi il 99 per cento dei cani non vaccinati, aiutando a prevenire nuovi contagi. Secondo i ricercatori, il controllo globale della rabbia richiede infatti la vaccinazione di massa dei quattrozampe.

di Lorenzo Sangermano
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La rabbia è una delle malattie più pericolose per cani e esseri umani e la sua prevenzione, in particolare tra gli animali, è stata finora difficile da monitorare. A provare a rivoluzionarne l’approccio, interviene ora una nuova app. Sviluppata da un team di ricercatori presso la Washington State University (WSU), questa tecnologia utilizza un sistema di riconoscimento facciale per distinguere i cani vaccinati e sani da quelli non vaccinati e potenzialmente malati.

La rabbia continua a mietere vittime animali e umane in molte parti del mondo, in particolare tra i cani liberi e inselvatichiti che popolano le comunità rurali. Per combattere efficacemente questa minaccia, il team di ricerca ha condotto uno studio in Tanzania, un paese dove la rabbia è particolarmente diffusa tra la popolazione canina.

L’applicazione è stata testata in una clinica specializzata per la vaccinazione contro la rabbia, dove i veterinari lavorano quotidianamente per proteggere i cani domestici e quelli selvatici. Utilizzando l’app, il team medico è stato in grado di identificare correttamente il 76,2% dei cani vaccinati e il 98,9% dei cani non vaccinati, semplificando notevolmente il processo di analisi.

Il funzionamento dell’app è tanto semplice quanto efficace. Quando un veterinario vaccina un cane contro la rabbia, scatta una foto del suo volto tramite l’applicazione. Queste immagini vengono quindi immagazzinate in un database, da cui il software di riconoscimento facciale attinge per distinguere i cani vaccinati da quelli non vaccinati. In questo modo, i veterinari possono rapidamente identificare i cani a rischio e iniziare il prima possibile le terapie necessarie.

Secondo Felix Lankester, professore associato presso la WSU e ricercatore principale dello studio, il controllo globale della rabbia richiede la vaccinazione di massa dei cani. L’introduzione di questa tecnologia semplifica notevolmente questo compito, consentendo ai veterinari di identificare facilmente i cani non vaccinati e di pianificare interventi mirati.

L’applicazione non solo promette di migliorare gli sforzi di vaccinazione contro la rabbia in Africa e Asia, ma offre anche un supporto fondamentale ai territori con risorse limitate. In luoghi come la Tanzania, dove i centri di vaccinazione sono rari e i veterinari sono pochi rispetto alla popolazione canina, questa tecnologia può fare la differenza nella lotta contro la diffusione della malattia.

Ci sono però alcune limitazioni da considerare. Innanzitutto, i veterinari devono essere dotati di una connessione Internet per utilizzare l’applicazione. Questo può rappresentare un problema nelle regioni isolate, ma il team di ricerca sta già lavorando per rendere l’applicazione utilizzabile anche offline.

È importante considerare anche che la tecnologia richiede immagini di alta qualità perché il riconoscimento facciale non fallisca, e il pieno coinvolgimento degli operatori per garantire risultati accurati. Il team di ricerca ha individuato alcune sfide durante lo studio, tra cui errori umani e soggettività nei dati raccolti.

Al di là degli imprevisti, l’applicazione si è dimostrata un potente strumento nella lotta contro la rabbia nei cani. Con ulteriori miglioramenti tecnici e formazione degli operatori, questa tecnologia potrebbe avere un impatto significativo sulla salute pubblica, riducendo drasticamente il numero di vittime della rabbia tra animali e umani.

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