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Nasce l’anagrafe nazionale degli animali d’affezione

Questa rete e il microchip obbligatorio anche per i gatti permetteranno di tracciare gli animali domestici e lottare contro gli abbandoni.

di Alessio Pagani

L’anagrafe nazionale animali può fare la differenza, anche per il problema abbandoni estivi. È quanto ha dichiarato recentemente Ugo Santucci, direttore della direzione generale della sanità animale del ministero della Salute. Perché «l’abbandono è un incubo. Oltre che un reato», ha sottolineato intervenendo all’appuntamento con la Federazione Nazionale Ordine Veterinari Italiani (Fnovi). «Grazie al microchip obbligatorio per cani e, d’ora in poi anche per gatti, si riuscirà però a tracciare non solo la loro storia, ma anche chi se ne è preso cura». Quando l’anagrafe nazionale sarà realtà – sono in fase di approvazione i decreti attuativi – ci sarà finalmente il superamento del vincolo regionale: esistevano già singoli registri locali, ma, non dialogando tra di loro, rendevano particolarmente complicato risalire alla provenienza di un animale fuori dai confini regionali nonostante fosse regolarmente microcippato. Presto, questo limite dovrebbe svanire. L’anagrafe recepisce il regolamento europeo 429 del 2016 che prevede anche la tracciabilità di tutte le strutture che ospitano animali. Quindi non solo canili e gattili, ma anche pensioni e rifugi gestiti da associazioni. Attualmente sono 14.512.805 gli animali microchippati in Italia. Ma ai primi di luglio del 2022 risultano iscritti nelle Anagrafi regionali degli animali d’affezione ben 13.478.682 cani e solo 1.031.810 gatti oltre 2.313 furetti. Con questa nuova norma estesa anche per i gatti e l’introduzione dell’anagrafe nazionale però il numero dei felini dovrebbe salire rapidamente. E per questo, spiegano dal ministero della Salute, «stiamo pensando a campagne per sensibilizzare bambini e ragazzi, che spesso sono il motore attraverso il quale un animale entra in famiglia».

(Foto: IPA)

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