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È italiano il biopesticida che protegge le api

Lo ha messo a punto Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno.

di Alessio Pagani

Potrebbe rivelarsi una svolta per tutte le api, insetti fondamentali per l’ambiente ma sempre più spesso minacciati. Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, ha messo a punto, infatti, un innovativo biopesticida che protegge le api dai loro nemici, sfruttando molecole che esercitano un controllo naturale sugli organismi infestanti. «Negli ultimi 10-15 anni, gli apicoltori europei hanno segnalato un’insolita diminuzione del numero di api e perdite di colonie, in particolare nei Paesi dell’Europa occidentale, tra cui l’Italia. Un fenomeno che ha diverse cause, come l’agricoltura intensiva, l’uso di pesticidi, la perdita di habitat, i virus ma anche gli attacchi di agenti patogeni e specie invasive come l’acaro Varroa destructor, da anni presente in tutta Italia», spiega Salvatore Arpaia, ricercatore della Divisione Enea di Bioenergia, bioraffineria e chimica verde. «A quest’ultima specie si sono poi aggiunti di recente il calabrone asiatico Vespa velutina e il piccolo coleottero dell’alveare Aethina tumida che, al momento, ha una diffusione territoriale circoscritta alla parte più meridionale della Calabria. Così abbiamo testato il nostro innovativo biopesticida proprio in questa regione, presso la sezione dell’Istituto Zooprofilattico di Reggio Calabria, dove il coleottero viene mantenuto in allevamento e sottoposto a stringenti misure di contenimento».

Alla base del nuovo “antiparassitario” ci sono le biotecnologie, o meglio la tecnica dell’RNA interferente, che sfrutta un meccanismo naturale presente in organismi vegetali e animali per portare alla perdita di funzionalità un gene bersaglio, fondamentale per la sopravvivenza o la fertilità dell’insetto. «I risultati ottenuti indicano chiaramente che la somministrazione per ingestione del nostro biopesticida, che si avvale dell’azione di molecole di RNA a doppio filamento specifiche contro due geni di Aethina tumida, induce effetti anti-metabolici sullo sviluppo e sulla riproduzione del coleottero». Un vero alleato per le api che così risultato più protette. E i danni causati dal coleottero negli alveari si sono ridotti sensibilmente, senza alcun rischio per l’ambiente e per l’uomo. E anche gli insetti impollinatori, ovviamente analizzate, non hanno subito alcun effetto visto che sono «generalmente poco sensibili al silenziamento genico indotto dalle molecole che abbiamo utilizzato». In parole povere, il pesticida agisce contro le specie che minacciano le api, ma non ha effetti collaterali su queste ultime. 

(Foto d’apertura: @le.painting.lo)

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