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Squali sempre più a rischio nel Mediterraneo

Nella Giornata mondiale dedicata a questi predatori il WWF ricorda come siano in pericolo la metà delle specie che vivono nei nostri mari. «Ma siamo ancora in tempo per salvarli. E questo fa bene anche noi».

di Alessio Pagani

«Dobbiamo salvare gli squali del Mediterraneo». Il WWF lancia un appello a tutti i Paesi, affinché mettano in atto le misure vincolanti emanate dalla Commissione Generale della FAO per la Pesca nel Mediterraneo e dalla CITES, recentemente adottate e che potrebbero migliorare la gestione della pesca e del commercio di squali e razze e aiutare il recupero delle 42 specie appartenenti a questo gruppo e ancora minacciate. Oltre la metà delle specie presenti nel Mediterraneo, infatti, sono a rischio: si tratta della percentuale più alta rispetto al resto degli oceani. 

 In occasione dello Shark Awareness Day (giornata mondiale dedicata allo squalo, il 14 luglio) il WWF ricorda come, in un Mediterraneo surriscaldato, popolazioni sane di squali e razze svolgano anche un ruolo ‘insospettabile’ e importante nel mitigare l’impatto dei cambiamenti climatici, aumentando con la loro presenza e attività il sequestro del carbonio e supportando la biodiversità marina.  

«L’importanza della presenza di squali e razze nel Mediterraneo non va sottovalutata: ogni specie ha un ruolo significativo, come quello di alcune razze capaci di ‘mescolare’ i substrati marini con i loro movimenti, o altre specie pelagiche che, attraverso le migrazioni verticali, spostano nutrienti tra i diversi strati dell’oceano e tutte le specie di grandi squali e razze che nel corso della vita immagazzinano grandi quantità di carbonio nei loro corpi: carbonio che viene stoccato sui fondali oceanici quando, dopo la loro morte, le carcasse di questi animali precipitano in profondità»,  sottolinea Giulia Prato, responsabile Mare del WWF Italia. «Si stima che la cattura degli squali impedisca di ‘stoccare’ negli oceani fino a 5 milioni di tonnellate di carbonio. Popolazioni sane di squali e razze possono quindi contribuire, come accade anche per le grandi balene, al fondamentale ciclo del carbonio “blu” del nostro oceano e contribuire a mitigare l’impatto del cambiamento climatico».  

Ecco perché dobbiamo invertire la tendenza attuale, ovvero il momento critico che attraversano squali e razze. Mentre le recenti decisioni vincolanti offrono speranza per il mantenimento e la ricostruzione dei loro ruoli nell’ecosistema, i Paesi del Mediterraneo devono mettere in atto senza ulteriori ritardi misure di gestione della pesca su base scientifica, stanziando risorse adeguate per la loro attuazione e applicazione, sostenendo tutte le parti interessate, compresi i pescatori, affinché rispettino le nuove misure, garantendo la raccolta e il monitoraggio dei dati e intensificando la conservazione degli habitat critici per queste creature.   

(Foto d’apertura: WWF – Rocco Canella)

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