L’uccello sarto che cuce le foglie per creare il nido
Dai filamenti vegetali alle sete di ragnatele, ogni “casa” è un mix unico di creatività e funzionalità. Il risultato finale è una struttura robusta, sostenuta da 150-200 punti di sutura che ne garantiscono la stabilità.
di Silvia StellacciIl lungo becco buca le foglie e un filo appare per legare insieme la futura “casa” dei piccoli che di lì a poco nasceranno. Nel fitto tessuto delle foreste dell’Asia sudorientale, l’uccello sarto comune (Orthotomus sutorius) cuce il suo nido come un abile “couturier alato”. Il becco diventa l’ago, le ragnatele, le striscioline d’erba e tutto quello che la natura può offrire fanno da collante per tutta la costruzione.
L’arte della creazione del nido è uno spettacolo unico e straordinario. La femmina, principale artigiana di questa impresa, seleziona foglie larghe e flessibili, immergendosi nel cuore della vegetazione per garantire che la sua casetta e le sue uova rimangano nascoste ai predatori. Con cura meticolosa, avvolge la foglia attorno a sé stessa, plasmandola con il becco e perforandola con piccoli fori strategici.
Il tocco finale è la scelta del filo perfetto, fornito dal suo compagno, per cucire insieme le foglie. Dai filamenti vegetali alle sete di ragnatele, ogni nido è un mix unico di creatività e funzionalità. Il risultato finale sembra delicato agli occhi umani, ma è in realtà una struttura robusta, sostenuta da 150-200 punti di sutura che ne garantiscono la stabilità.
Si tratta di un’opera d’arte dinamica e impegnativa, con la femmina che può impiegare da due a quattro giorni per completare il suo capolavoro. Ogni fase presenta sfide, dalle inevitabili rotture dei “filati” alle lacrime nelle foglie, situazioni che richiedono l’abilità e la prontezza di un vero sarto. Se il danno è troppo grave, l’opera viene abbandonata e il ciclo ricomincia.
Una volta deposte le uova, l’uccello sarto dimostra una dedizione continua al ruolo genitoriale. L’incubazione, che dura circa 12 giorni, coinvolge entrambi i genitori, che partecipano all’alimentazione e alla cura dei piccoli. Un comportamento parentale che contribuisce al successo riproduttivo e alla sopravvivenza della prole, soprattutto se si considera il fatto che la mortalità delle uova e dei pulcini è elevata a causa degli attacchi da parte di roditori, gatti, corvi, lucertole e altri predatori.
L’uccello sarto comune, con la sua presenza distintiva e le sue abilità eccezionali, si insinua anche nelle trame della letteratura. Nell’opera “Rikki-Tikki-Tavi” dello scrittore inglese di fine Ottocento, Rudyard Kipling, Darzee e sua moglie, una coppia di uccelli sarti, emergono come i personaggi centrali dell’opera ambientata in India. Il nome Darzee, derivato dall’urdu per “sarto”, aggiunge un elemento di autenticità culturale, collegando la storia alla realtà locale.
Nella letteratura bengalese per bambini, l’uccello sarto assume un ruolo ancor più prominente. Il classico libro di racconti popolari di Upendrakishore Ray, intitolato Tuntunir Boi, attinge proprio al nome locale per questa specie, tuntuni. Il riconoscimento nel titolo sottolinea la connessione radicata tra l’uccello sarto e la cultura del luogo, che celebra le abilità uniche di questa specie. La presenza dell’uccello sarto in opere letterarie aggiunge un livello di significato culturale, trasformando il piccolo tessitore alato in un’icona che va oltre la realtà naturalistica.
(Foto d’apertura: Facebook/Natura Divina e Coscienza Anima-Le)
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